I tre ragazzacci di Bilbao che compongono la band in questione “Horn Of The Rhino” si presentano con questo full-length che non è di facile catalogazione tra gli innumerevoli sottogeneri dell’heavy metal: il sound particolare è molto ricco e variegato che arriva a valorizzare la propria musica grazie alla  conoscenza di band in parte estranee o difficilmente prese d’ispirazione a causa della loro vena ispiratrice, sia strumentale che vocale. In  parte si esce dai canoni soliti della musica underground e si entra in un universo musicale tutto nuovo, formato dall’attento studio e ascolto di ben quali i “Bolt Thrower” e “Autopsy”. Fin qui nulla di sconvolgente dato che band con gusti musicali ricercati e dei più variegati se ne ascoltano e se ne possono trovare di tutti i colori ogni giorno,la cosa invece che più lascia di stucco di questo gruppo basco è la possibilità di ascoltare non solo sound ricercati ma che poco centrano in quell’ambito musicale. Infatti nell’avere la possibilità di avere uno dei loro cd si ha la limpida percezione che sia strumentale, che di struttura nel brano si abbia un rimando ai grandi “Black Sabbath”  ma anche a band di rilievo provenienti da altri generi musicali esterni all’heavy, come in questo caso forti sono i richiami ai “SoundGarden”. Agli albori questo trio di rinoceronti si faceva chiamare solo “Rhino” , ma nel 2004 quando furono finalmente messi sotto contratto dalla prima casa discografica per problemi relativi al copyright il nome dovette essere cambiato in “Horn of the Rhino”.

Il corno del grande mammifero africano ha portato fortuna alla band che, con un magnifico debutto  grazie all’album  “Weight of Coronation” del 2010 che  ricevette molte recensioni e commenti positivi, ora ci ha regalato un altro spettacolare full-length ancora più devastante e ricco del precedente confermando questa band molto particolare tra i cd di ascolto più particolari che in questo ambito possiamo trovare in giro. “Grengus”  si presenta molto bene con una breve biografia della band e delle loro ispirazioni collocate sul retro, art work non eccezionale ma apprezzabile che racchiudono otto brani che garantiscono un ascolto musicale che varia dal Thrash al Death, passando per svariati generi che liquefacendosi e amalgamandosi creano un sottobosco musicale contorto che si potrebbe attribuire vagamente a stoner/sludge.

L’album inizia con  “Under the Hoof” che, con un’apprezzabile intro progressiva di cattiveria e aggressività, rimanda ad uno stile pienamente thrash attuale;  il brano fa da base ad una voce sporca che in parte non si riesce a capire se sia stata assorbita dal death o da un groove molto particolare. Sicuramente non è facile catalogarlo, con questa voce molto peculiare non propriamente aggressiva e dura come un Phil Anselmo e nemmeno troppo leggera come quello che potrebbe essere di un Hetfield, pone difficoltà anche al sottoscritto un’ appropriata collocazione: mi sento però di dire che in parte stona con alcune parti di riff che andrebbero sicuramente valorizzate meglio non solo in “Under the Hoof” ma in tutto il cd. In linea di massima brani come “Pile of Severed Heads”, “To Ride The Leviathan” e in alcune parti anche “Grengus”, sono da affidare all’ascolto del metal della distruzione con ispirazioni death, in parte posso ricordare i “Dark Angel “ di “Time does not Heal”per capirci. Il resto del cd garantisce un apprezzabile ascolto di musica di svariati generi in parte poco percepibile e per niente fastidiosi con brani più blacksabbathiani o in alcuni casi più grunge o in alcuni casi persino residue tracce di lagnoso Doom. Sicuramente il salto con l’impatto maggiore si riscontra una volta raggiunto il brano sette del cd; sto parlando di “Brought Back” dove si può osservare un completo cambiamento (o quasi) del gruppo: la voce pulita sostituisce quella sporca, ritmi veloci e aggressivi diventano lenti e alcune volte lagnosi sicuramente di ispirazione grunge oppure Doom, riff veloci e distruttivi vengono declassati a passaggi di chitarra di pura decadenza necrofila dando un sound lugubre al brano.

Possiamo dire che “Grengus” sia un buon lavoro, seppur non eccelso da parte di questo trio basco che, non attuando una precisa scelta musicale, potrebbe trovare difficoltà durante il suo cammino.

Per ora si sono avuti risultati positivi ,ma avere un minestrone di generi musicali potrebbe essere di difficile ascolto se queste ispirazioni diventassero più rivelanti. E’ qualche cosa di nuovo e diverso, non si può dire niente, ma se voglio ascoltare Death compro un cd di una band death, se voglio ascoltare merda ascolto un cd di Gigi D’Alessio e  se voglio ascoltare Grunge compro il cd di un gruppo Grunge. Vedremo le prossime produzioni, anche perché sono curioso di cosa riusciranno a tirare fuori questi ragazzi che tanto sanno fare,tanto hanno fatto e che tanto faranno in futuro.

A proposito dell'autore

Post correlati