Gli ALL SHALL PERISH si riconfermano i capostipiti del deathcore, con un album uscito il 26 luglio 2011 e firmato Nuclear Blast. I cinque ragazzi di Oackland (USA) sbancano al botteghino delle vendite per grazia di tecnica potentissima e ottima registrazione, con la saccente metodologia di rendere inconfondibile il loro sound. Hernan e soci ottengono un risultato davvero sorprendente miscelando il loro stile con le trame più elaborate del death che sono appunto il technical e il brutal, entrando con prorompenza nelle viscere di vari passaggi tra il growl e il cantato quasi normale conseguendone a trarre un ricco contenuto di riff freschi e irresistibili e melodie struggenti,malinconiche e ricche di enfasi. Nonostante il cambio di due elementi, Artusato alla chitarra e Adam Pierce alla batteria, riescono ad amalgamare bene le articolazioni dei pezzi rendendoli carichi e densi di adrenalina allo stato puro che conosciamo bene in gruppi come i Meshuggah e i Lamb of God ai quali sicuramente prendono un tratto lieve d’ispirazione.

DIVINE ILLUSION traccia numero uno dell’lp, si riversa con prepotenza sulle teste degli ascoltatori creando quella specie di suspance che ci tiene incollati alle cuffie, chiedendoci di continuare ad ascoltare l’ulbum perchè spunteranno delle sorprese. Un brano articolato e specializzato in quel che si chiama tecnica di spoglio del vecchio stile e rinnovo in un nuovo metodo di instradazione per lavori futuri. THERE IS NOTHING LEFT, invece è un mix ben congeniato dove si intersecano tratti violenti e melodici uniti in un frame godurioso e micidiale che colpisce secco in modo truce, forse uno dei pezzi più riusciti del long playng. Ancora assoli giocati bene e melodia accattivante in PROCESSION OF ASHES impreziosita da un arpeggio finale che rende l’idea della preparazione moustrosa di Artusato e Orum.  PURE EVIL ci porta indietro nel tempo facendoci assaporare il buon, vecchio e caro groove violento e cattivo arricchito sempre dalla stupenda miscela che i due chitarristi impongono in una serie di monodie interminabili ma che non ci annoiano come invece potremmo dire di EMBRACE THE CURSE. Se non fosse per lo stacco che cè tra una canzone e l’altra, Embrace the curse sembrerebbe assomigliare a una suite divisa in due capitoli. SPINLESS risulta essere più accattivante rispetto alle tracce precedenti grazie a un chorus di chitarra sapientemente inserito a metà canzone, arpeggi che vengono utilizzati anche nell’intro di THE PAST WILL HAUNT US BOTH rendendolo fresco e fruttuoso, probabilmente il miglior pezzo in assoluto di questo lavoro. Ma gli ALL SHALL PERISH non si perdono d’animo e dalla loro mente grooviana creano ROYALITY INTO EXILE unendo in un cocktail chic il growl cattivo e il growl melodico, senza però tralasciare alcuna fantasia ancora più estrema per MY RETALIATION. A riscaldare l’ambiente ci pensa REBIRTH il secondo pezzo più bello dell’album e dopo esserci massacrati con THE DEATH PLAGUE, ecco che spunta a sorpresa a chiudere la partita, la vera suite dell’album IN THIS LIFE OF PAIN, sette minuti e trentaquattro secondi di straordinaria interpretazione con un intro di ben due minuti e trentanove secondi di melodie struggenti e malinconiche, chiudendo il brano con un sound magistralmente tramato in tutti i suoi effetti e distorsioni.

Un lavoro ben costruito e ricamato preziosamente da tracce in cui ci si può godere il vero sound deathcore unito al technical e al bruta , senza mai annoiare l’ascoltatore.

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