Portare avanti una band nel corso degli anni è una cosa difficilissima, quanti gruppi nascono e con la stessa frequenza muoiono? Centinaia, quindi trovare una band che, nonostante molti imprevisti, riesca ad andare avanti sempre con la stessa passione e forza, fa bene a tutto il movimento. I Sawthis nascono nel 1997, con il moniker Sothis, cambiato per via di una band black metal americana, che ha “gentilmente” chiesto agli abruzzesi evitare questo caso di omonimia. Faccenda fastidiosa, ma affrontata da Michele Melchiorre, vera mente della band, con astuzia, ma siccome i guai non vengono da soli i Sawthis hanno dovuto affrontare anche alcuni cambi di line up, soprattutto l’abbandono del cantante storico, Franco Topitti, vero animale da palco e dotato di una ottima timbrica. I Sawthis, però, non si sono persi d’animo e dopo aver reclutato Alessandro Falà alla voce si sono messi sotto e hanno sfornato un nuovo album, che li ha portati alla firma con la prestigiosa Scarlet. “Egod” vede la luce dopo quattro anni dal precedente ed ottimo “Fusion”, album che avevo molto apprezzato, per la sua miscela esplosiva
di thrash moderno e melodic death, che però era sempre spigoloso e non smielato come la maggior parte delle uscite del genere. “Egod” riparte proprio da dove era finito “Fusion”: dieci tracce prodotte da Paolo Ojetti (cantante degliInfernal Poetry e produttore di grandissimo talento) di thrash metal moderno, con stilettate figlie del metal core più ispirato e cariche di groove. Analizzando “Egod” bisona ammettere che gli abbruzzessi sono diventanti meno ruvidi e molto più sofisticati rispetto al precedente album, in questo lavoro si è badato ad ogni mimimo particolare, la produzione è stratosferica, la cura degli arrangimenti quasi esasperata, a dimostrazione della professionalità acquisita dai nostri, anche per via dei numerosi live sparsi per l’europa, non ultimo il tour di supporto ai Vader in Est Europa. “Egod” è un album melodico, ma che sa graffiare mescolando sapientemente le molte influenze del combo nostrano. I riff sono sempre in bilico fra l’impatto e la melodia più ricercata, l’alternarsi di scream e clean è di certo qualcosa di già sentito e risentito, ma i Sawthis a differenza di molte altre band hanno classe da vendere, che si riflette nelle strutture dei brani, con menzione particolare per “Mr. Zero”, apripista del full, “Barabba” nella quale partecipa come guest anche Daniele Galassi, chitarrista degli Infernal Poetry e Dark Lunacy, ma colpisce anche la rabbia di brani come “Him Mortality”. I brani sono facilemente assimilabili già al primo ascolto e le influenze che si riscontrano in questi dieci pezzi sono veriegate, potrei citarvi quelle che ho sentito io, cioè Grip Inc., Soilwork e Machine Head, ma gli abruzzesi non sono dei meri cloni, ma una entità a se stante, personale e tecnicamente molto valida. Date una opportunità ai Sawthis e non ne rimarrete delusi.

A proposito dell'autore

Post correlati