Il progressive a tinte nere dei polacchi Votum raccoglie sempre più consensi in tutta Europa e dopo un controverso secondo disco da poco pubblicato siamo finalmente riusciti a contattare la band per una veloce chiaccherata.

La vostra popolarità sembra in costante ascesa ma l’Italia pare davvero lontana…volete presentare la band, le sue origini e le principali influenze?
La storia dei Votum può essere divisa in due parti: la prima è più propriamente heavy metal mentre la seconda è più progressiva e sperimentale. Una volta fondata da Adam e Alexander (i due chitarristi), l’obiettivo principale della band era suonare il più possibile per guadagnare esperienza e visibilità. Dopo il primo demo venne pubblicato il singolo “Jestem” attraverso il magazine Heavy Metal Pages. Le prime esperienze in studio portarono la consapevolezza di un cambio di approccio nel concepire la musica, avvicinandosi ad una proposta più sperimentale e progressive, concetrata sul lato emozionale delle composizioni e sulle atmosfere ma senza abbandonare l’aggressività derivata dal metal. Mi sono unito ai ragazzi proprio mentre stavano gettavando le fondamenta del futuro sound dei Votum; il primo frutto di questo processo è stato “Time Must Have A Stop”, un lavoro dal sound energico e delicato. Il secondo LP, Metafiction, prosegue il discorso del precedente ma a parer nostro è più in equilibrio fra potenza e atmosfera, e dunque superiore.

parliamo del nuovo album “Metafiction” che pare votato ad un sound atmosferico e ricco di melodie quasi ambient…
Il disco è piuttosto diverso dal suo precedessore e non solo per i cambiamenti riguardanti il processo compositivo; Dopo il primo album abbiamo fatto molta esperienza sia in studio che live. Per Metafiction abbiamo passato la metà del tempo alle prove e l’altra metà a fare concerti; in sostanza abbiamo interrotto le sessions soltanto per suonare live. Considerando la buona dose di inconvenienti tecnici avvenuti durante le sessions è sorprendente che siamo riusciti a finire tutto in tempo.

“Metafiction” è un album in cui le chitarre sembrano quasi stare sullo sfondo mentre tastiere e vocals suonano molto potenti…
Fondamentalmente è vero ma l’apporto delle chitarre su questo CD resta comunque importante; i Votum nascono come band metal e non vogliamo certo rinnegare le nostre origini. Siamo certi che è possibile combinare ariose melodie con graffianti riffs di chitarra alla maniera di pezzi come Look At Me Noew e Stranger Than Fiction, sebbene Metafiction resti un album in un certo senso più mistico e ricco di ambientazioni.

Le vostre melodie sono caratterizzate da una marcato mood melanconico; per quanto riguarda le lyrics, sono sullo stesso filone?
Assolutamente. Tutto è perfettamente amalgamato! Il mood della musica va di pari passo alle descrizioni delle lyrics. E’ un pò come se i nostri pezzi avessero vari livelli che si aprono ad ogni ascolto. Volevamo un sound in cui l’ascoltatore potesse trovare ad ogni nuovo ascolto nuovi e interessanti particolari che magari si era perso in precedenza.

Sul web mi sono imbattuto in una vostra traccia inedita intitolata “The Rose” e mi è sembrata parecchio diversa dal vostro materiale….
The Rose è uno di quei pezzi appartenenti al primo periodo di cui ti parlavo, è roba heavy, totalmente diversa rispetto a quello che suoniamo oggi. Niente tastiere, una line up differente, un diverso approccio alla musica. Poco prima di comporre Time Must Have A Stop i Votum hanno subito un cambiamento radicale, abbandonando i vecchi schemi per migrare in una sorta di Votum 2.0 una band metal con un tocco deciso di atmosfera e melodia, senza dover rimpiangere di non dover suonare più pezzi dal primo periodo.

Come descriveresti un concerto dei Votum?
Teniamo molto alla dimensione live e il nostro motto a riguardo suona più o meno così. “suona tanto bene da far sì che la prossima band on stage si senta totalmente inadeguata”. Ovviamente è solo una figura retorica, una sorta di slogan. Abbiamo imparato molto dalle bands che hanno condiviso il set con noi, inoltre l’aver suonato tanti concerti per audiences così divese fra loro ci ha insegnato ad apprezzare ogni tipo di feedback che provenisse dal pubblico. Quando sei in grado di gestire questa cosa riesci persino a far sentire più a proprio agio gli stessi spettatori.

E’ così difficile per voi riuscire a suonare al di fuori del circuito polacco?
Parliamo piuttosto di ciò che è davvero difficile, ovvero suonare dentro il circuito polacco! Se escludiamo un paio di buoni clubs la maggioranza è totalmente inadatta ad ospitare qualsiasi band che abbia più di tre strumentisti. I palchi sono minuscoli ed equipaggiati in maniera del tutto insufficiente, non solo, quel poco che c’è è talmente obsoleto da richiamare alla mente scene bibliche tipo Mosè in persona nella sua tunica bianca! Per farla breve si lavora sempre contro il tempo e in situazioni incasinate di ogni tipo. Se sei capace di suonare a quelle condizioni allora non c’è niente che ti potrà fermare!

Che ne pensi invece della scena polacca? Sembra così eterogenea, penso a bands come Vader, Behemoth, Riverside tanto per citarne alcune, così diverse l’una dall’altra…
Ci sono un sacco di bands incredibili in Polonia, senza dubbio, ma solo da un paio d’anni stanno uscendo allo scoperto. Buona parte di loro ha lavorato davvero sodo per arrivare dove sono e posso garantirti che è un compito tutt’altro che facile.

C’è qualche possibilità di ammirarvi live in Polonia o ad altri summer festivals?
Difficile a dirsi. I piani per i prossimi mesi sono numerosi, un concerto con Anathema, Airbag e Ozric Tentacles, a seguire un altro con Korn, Opeth, Katatonia Pain Of Salvation e Riverside. Abbiamo in programma anche in programma di iniziare le riprese di un video e di iniziare le registrazioni del nuovo album ma non prima di dicembre. Dovremmo essere pronti per conquistare i palchi del resto del mondo all’inizio del 2011!

In conclusione volete dire qualcosa ai fan italiani?
State pur certi che in futuro vi sorprenderemo con melodie incredibili e indimenticabili! A presto e grazie di tutto!

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