Riuscire a dare un’anima al proprio prodotto è una dote quanto mai rara ed in campo musicale riservata a pochi. Prendete carta e penna ed annoverate tra questi eletti anche gli Infernal Poetry che, se con il debut avevano stupito tutti per le capacità tecnico/compositive dimostrate, con “Beholding The Unpure” hanno superato se stessi.
Ciò che più stupisce all’approccio con quest’album è l’organicità che il combo marchigiano è riuscito a conferirgli. Nulla è lasciato al caso. Già il titolo è un antifona a quello che costituisce il tema centrale del disco: Unpure, un termine che è lì a risaltare qualcosa di sporco, putrido, malato. Sedetevi comodi ad “Osservare L’Impuro” ed un vortice di sensazioni, talvolta disperate talvolta ipnotiche, rigorosamente mascherate da death metal vi assaliranno portandovi ad una finestra sulla pazzia. Le sensazioni sopra sono quelle comunicate dall’uomo in copertina (completamente disegnato a matita da Lorenzo Mariani): il viso consumato dalla sofferenza, il corpo costretto in una posizione claustrofobica che impedisce il movimento ma, soprattutto, lo sguardo a metà tra chi sa di essere condannato a rimanere là per sempre e chi spera in una forma di salvezza…ancora agenti di diversa natura, ancora quel senso di unpure.
I brani sono, oltre che ottimamente suonati, interpretati sempre nella stessa ottica…stupiscono, sorprendono, lasciano perplessi creando qualcosa di poco scontato e quanto mai personale. Se qualcuno aveva storto il naso per la melodia filo conduttore di “Not light..” potrà sentirsi sollevato perchè in questo disco essa interviene raramente e passa in secondo piano dominata dalla potenza. Il songwriting è diventato molto più articolato di quanto già non lo fosse nel precedente e la quantità di riff che la coppia di axe men Galassi/Morbidoni sforna è a dir poco impressionante.
Come schegge impazzite ed incontrollate spiazzano l’ascoltatore a volte divergendo in temi differenti per poi avvicinarsi fino a riunirsi in “Twin Guitars” in stile Swedish. Mi fermo qua con la descrizione perchè ogni analisi che risalti un elemento più che un altro perdendo di vista la globalità del disco è superflua. Qui non c’è spazio per amanti di assoli masturbatori senz’anima, nè per fruitori di sterile violenza; in quest’album la perizia tecnica straordinaria di cui sono dotati gli Infernal Poetry è soltanto uno strumento come un altro per raggiungere il fine globale, l’obiettivo reale di questo capolavoro: l’unpure.

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