Blaze è tornato con “The King of Metal” parallelamente al full-length degli Wolfsbane (Wolfsbane Save the World) . In questo lavoro si vede la collaborazione a “satellite”, nonché confermata poi come ufficiale formazione live , di vari artisti come Claudio Tirincanti (sempre riconfermato), alla chitarra Andrea Neri degli Astarte Syriaca, al basso Matteo “Lehmann” Grazzini dei Neurasthenia. Completa la formazione il chitarrista Thomas Zwijsen che oltre ad essere co-autore dei pezzi lo accompagnerà nel tour acustico europeo a dicembre..
Il disco è stato registrato fra i Fear Studio di Ravenna e l’Olanda, ed a visto la suddivisione di mixaggio in 3 parti : nello studio di Harris, in america da Plester (riconfermato anche lui, seppur sia occasionale) e in Olanda da Soentken. .Tutte le influenze di questi musicisti hanno contribuito alla materializzazione di questo a parer mio, album davvero fatto a dovere. C’è di tutto : si parte dallo speed per passare all’heavy più classico con riff più incisivi e più melodici, alternata a metal ballad sino ad arrivare a due pezzi nella tracklist che vedono Blaze accompagnarsi solo con pianoforte(One more Step) e con chitarra (Beginning) che non stonano affatto col disco , anche se personalmente, avrei invertito l’ordine di ascolto tra le due, all’interno dell’album. Sembra un disco di quelli a cui ci si infatuava al primo ascolto “negli anni d’oro”, almeno a me ha dato questa impressione. Non è assolutamente noioso e questa è una chiave importantissima per la riuscita di questo album: c’è davvero passione in questo lavoro, impegno, potenza però calibrata e non eccessiva, è orecchiabile in molti punti ed al punto giusto e mi ha dato qualcosa su cui scrivere parecchio motivata dal piacere di averlo ascoltato. La voce di Blaze non appesantisce o involgarisce nulla: c’è una contrapposizione fondamentale tra sentimento, emozione, carica abbastanza arrabbiata ed energia . A livello di fusione vocale e strumentale è molto equilibrato.

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