La domanda è: si può ancora uscire nel 2010 con un disco di appena trenta minuti ed essere incredibilmente convincenti? C\’è ancora spazio per chi si butta nella mischia secondo la tipica attitudine rock n\’roll? Trenta minuti sono anche lo spazio di molti dischi ormai diventati leggenda; la dimostrazione che si può dire tutto e tanto in un piccolo lasso tempo, anzi, ben di più che in anni di carriera. La risposta, in tempi di iper produzioni studiate al dettaglio, è tutt\’altro che scontata e anche se non vogliamo imbatterci in paragoni azzardati né creare false aspettative, dobbiamo riconoscere che questo debut dei capitolini Stardishwashers non lascia adito a dubbi.
Il merito va indiscutibilmente all\’attitudine della band, disinibita, spontanea, irriverente quanto basta. Riff diretti e taglienti alla maniera di Pearl Jam e Stone Temple Pilots conditi con qualche venatura sleazy rock, ma tutti privi di intellettualismi: quello che hanno da dire i capitolini lo dicono con poche parole essenziali ed asciutte, proprio come la copertina scarna capeggiata dal logo della band. Si respira la stessa aria che c\’era su “The Wreck Of You” dei Fleven (chi li ricorda?) ma qui c\’è meno acidità sonora, i pezzi sono più diretti, la ricerca del motivo catchy è un valore aggiunto e non un qualcosa di squalificante. Insomma, la scena alternativa capitolina si conferma fucina di giovani talenti la cui filosofia sembra essere quella per cui basta davvero poco per fare un buon disco. Dirlo sarà anche banale ma è pur sempre una grande verità artistica, dispiace solo che siano ancora una minoranza quei musicisti che tentano di applicarla. “Cool” non sarà il disco che vi stravolgerà la vita ma è di certo un\’ottima base su cui costruire un percorso artistico di ampio respiro. Buona la prima.

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