Ammetto di avere poca confidenza con il genere dei capitolini Fleven, e come molti sapranno miei gusti sono orientati in una direzione decisamente diversa. Devo tuttavia ammettere che, appena inserito il CD nel lettore, le prime note della chitarra di “Peyotl” sono state sufficienti per capire che mi trovavo di fronte a qualcosa di diverso dal solito prodotto.
Sfatiamo innanzitutto il mito che associa il post-grunge (chiamiamolo così, per convenzione) al mainstream. Si tratta infatti di un genere altamente “suggestivo” per il pubblico e per i musicisti alle prime armi. Molti di quelli che partono da queste sonorità pensano che basti una chitarra distorta, un batterista picchiaduro e un mood sul depresso andante per ricreare il sound perfetto; pochi in verità sono i prodotti, soprattutto a livello underground, riescono a varvare la soglia della mediocrità.
Non meno di altri generi, tecnica e abilità compositiva sono doti imprescindibili per sfornare un prodotto di livello. Queste caratteristiche non mancano certo ai Fleven.
“The Wreck Of You” ha una marcia in più perchè pervaso da quella imprevedibilità, dal quel senso di incertezza per cui non sai mai dove la band andrà a parare con il pezzo successivo.
I suoi pezzi si ispirano alla tradizione americana di metà anni ’90, quella dei Soundgarden e dei Kyuss di “Desert Sessions”. Aggiungete in qua e là una spruzzata di trance-rock (ben evidente in “Peyotl”), soli settantiani e tempi sincopati e avrete ben chiaro su quali territori si muovono i Fleven. Solo la voce suona forse ancora troppo “mainstream” ad eccezione della notevole “Learn To Listen”, in cui sembra ispirata all’ultimo Ozzy Osbourne, più duro e decadente, mentre la produzione risulta, a orecchio, quasi perfetta.
Chitarre ruggenti e groove a non finire riempiono gli altri spazi di una proposta che non esito a definire entusiasmante e da ascoltare tutto d’un fiato.
Il gruppo autodefinisce curiosamente la propria musica ro-ck-orazon; in attesa di sviscerarne il significato, magari con i diretti interessati, ci godiamo volentieri questo “The Wreck Of You”.

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