Prendete i Rush, aggiungeteci i Dream Theater ed un pizzico di Stratovarius…ecco a voi…i Symphony X!!
Ma se l’attesa per il prossimo lavoro di Romeo e company è per voi straziante, potete tranquillamente fare vostro questo lavoro. I nostri progsters francesi dimostrano di aver passato non poco tempo ad affinare le doti tecniche necessarie a dar vita ad ogni loro più intricata idea. E non meno tempo lo hanno speso ad apprendere la lezione di musicisti ben più noti. Il songwriting è infatti davvero troppo Dream Theater ed i riffs sono spesso cloni esasperati del Romeo’s style. L’innovazione tutto sommato c’è, e la band riesce spesso a brillare di luce propria, ma in un generale contesto di piatta autocelebrazione, che ricorre a trucchetti di ogni sorta, come l’introduzione di parti recitate in svariate lingue, per far sorridere chi quella lingua la parla davvero, più che per spezzare la noia.
Il CD viaggia comunque sempre su livelli qualitativi più che accettabili, a cominciare dall’esaltante “Sceptic”, che se ci fa saltare dalla sedia, ci illude anche che la band continui così. Si prosegue poi con la strumentale “Being” e “The Inner Quest”.
Poi un esaltato urla un’incomprensibile frase in italiano riguardante un suo personale problema con il dio Nettuno, e da qui in poi il nulla. La noia fa capolino più di una volta, fino alla bella “The Key” ed alla strumentale “Black Materia”, molto interessanti ma che non riescono a rendere questo, pur valido album, un capolavoro degno di nota.