Dalla vicinissima Francia mi arriva il demo di questi quattro ragazzi, anzi per l’esattezza tre ragazzi e una ragazza, la bassista, che in realtà potrebbe definirsi a pieno titolo un vero e proprio album. Infatti nonostante i pezzi siano solo sei la loro durata complessiva raggiunge i quasi 55 minuti di musica. E’ particolarmente curata la produzione tanto da rivaleggiare con le produzioni di gruppi con un contratto discografico e, udite udite, tengono a sottolineare il fatto che “Il presente disco è stato interamente prodotto, ideato, missato, masterizzato e stampato dai Parallaxe a casa”. La musica che ci propongono è solo strumentale ed è fortemente influenzata dal progetto parallelo di Petrucci e Portnoy Liquid Tension Experiment. Certo per potersi paragonare a mostri sacri come Petrucci e Portnoy bisogna possedere una tecnica eccellente e i quattro francesi dimostrano senza ombra di dubbio che i loro strumenti li conoscono alla perfezione suonando vari generi musicali in tutto l’album senza problemi anche all’interno di uno stesso brano. Anche perchè ogni brano dura mediamente sui nove minuti e per non annoiare bisogna essere alquanto vari. Ci troviamo di fronte quindi ad atmosfere molto jazz nella iniziale “Acoustimatique” per poi passare a lidi più prettamente metal prog nella successiva “Paradoxe” in cui si alternano ottimi solismi di chitarra, cambi repentini dibatteria con una tastiera messa un po’ in secondo piano ma comunque sempre molto incisiva. Atmosfere più soavi ci accompagnano per tutta la durata di “In Extremis” con una tastiera che si fa notare maggiormente rispetto ai precedenti brani e una chitarra un po’ più semplice nella struttura ma che conferma comunque ottimi soli. In questo brano, ad ogni modo si mettono tutto in risalto: batteria molto più varia e la bassista che non sfigura certo rispetto ai suoi compagni di avventura. Dopo questa “dolcezza” si passa all’aggressività di “Y2K” e “BWV” in cui sono presenti i Dream Theater più sperimentali. In quest’ultima sono veramente ottime le sfuriate chitarristiche e pianistiche Conclude la lunghissima “Indian”, diciasette minuti e mezzo, con melodie orientaleggianti, molto new age per la verità (chi dice Yanni?), che conferiscono una particolarità al gruppo che si alternano a splendidi momenti metal prog dall’indiscusso valoro tecnico e compositivo. Che dire oltre di un gruppo come questo? Semplice i Parallaxe sono una vera e propria promessa della Francia, paese che ultimamente sta conoscendo un buon momento per quanto riguarda il metal. Promossi a pieni voti e spero vivamente che qualche etichetta si accorga di loro. Ne vale la pena.

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