Istinto e neuroni. Questo e tanto altro è ‘Inhale/Exhale’, primo full-length di una band delle band più distinte e sobrie che il panorama musicale estremo abbia mai potuto vantare. Una storia troppo breve, rotta a causa una tragica ed incolmabile scomparsa su cui è stata già fatta troppa retorica, cominciata qui e terminata con un recente e composto saluto ai propri fans.
Carriera invidiabile ed unica, dunque, che inizia con un lavoro tanto acerbo, quanto fondamentale per gettare le basi dei capolavori futuri e per l’evoluzione di un genere. Un disco, neanche a dirlo, estremo in tutte le proprie coordinate, siano esse estetiche, liriche ma anche e soprattutto sonore, sottoforma di brani brevi e tirati che, come da tradizione, in pochi casi superano il minuto. Guardavano indietro i Nasum, sapendo come e dove reperire le basi per rifondare il grindcore e custodendo già la formula per restaurarlo alla propria maniera. Così nasce la storia. ‘Inhale/Exhale’ è un titolo indicato e calzante per una esordio che, tra un assalto ed un altro, trova il tempo di tirare un respiro, pensare e sputare fuori la propria acida protesta sottoforma di una concezione musicale ragionata, precisa e marchiata. Una delle poche realtà che è riuscita a condurre un discorso continuativo sui Napalm Death, prende qui il testimone con la cura e la razionalità che, tra l’eccezionale drumming di Anders Jakobson ed il profondo urlo di Mieszko Talarczyk, trova sempre il modo di uscire fuori attraverso la trovata di turno. E’ così che nascono trentotto brani vitriolici, omogenei e decisi nel loro incedere duro, sporco e talvolta singolarmente atmosferico. Un’impalcatura ancora grezza che, proprio per la sua genuinità, rimarrà unica in una discografia di qualità vertiginosa. Questa è attitudine, qualità e dedizione: senza fronzoli, senza una singola ripetizione e senza cali. Da qui iniziano i Nasum.