Cosa si può dire dei Napalm Death che non sia stato già detto? Una band che ha praticamente creato un genere, il grindcore e ha contribuito ad evolverlo con dischi sempre di altissimo livello e convincenti. Se poi aggiungiamo che da qualche anno a questa parte sembra che i quattro stiano attraversando un periodo di incredibile ispirazione che li ha portati a comporre due dischi di valore assoluto, allora capirete che le aspettative per il nuovo album sono molto alte. E il combo di Birmingham, oltre a non deludere le aspettative del pubblico, stavolta è stato capace di sfornare uno dei dischi più belli e completi della sua intera storia. Un’opera che fa quasi gridare al miracolo per quanto rasenti la perfezione.
Diciamocela tutta, dischi come “The Code is Red… Long Live the Code!” e ” Smear Campaign” hanno davvero riportato gli inglesi ai fasti del passato, ma questo “Time Waits For No Slave” ha addirittura qualcosa in più. E questo qualcosa è rappresentato da due elementi che vanno ad ampliare e completare il suono del disco. Stiamo parlando del death metal e dell’hardcore, contaminazioni che già in passato hanno caratterizzato in modo positivo le vecchie produzioni del combo, ma ora incidono come non mai, e si vanno ad incastrare perfettamente con il tappeto principale rappresentato dalle canoniche e letali sfuriate grind da sempre trademark dei Napalm. Sapevo che non mi avrebbero deluso, sapevo che sarei rimasto contento di questo cd, ma mai immaginavo di esaltarmi in questo modo.
Provate voi ad ascoltare le prime tre tracce, “Strongarm”, “Diktat” e “Work To Rule”, senza un piccolo tentennamento o cedimento. Una furia senza sosta, un indole iconoclasta e genuinamente devastante che si scaglia con una potenza devastante nelle orecchie dell’ignaro ascoltatore. Una più bella dell’altra, con delle soluzioni geniali di chitarra, specialmente nei break della terza. La furia si calma leggermente con “On The Brink Of Extinction” per ritornare forte con la title-track, una vera e propria ginocchiata sullo stomaco. Il death metal fa capolino in “Life and Limb”, e si va a mescolare all’hardcore in “Downbeat Clique”, davvero convincente. In “Fallacy Dominion” ritorniamo come all’inizio, con un grindcore velocissimo, per poi trovare “Passive Tense” e il suo incedere molto “moshing” di sicuro impatto sulla folla dal vivo.
Con “Laurency Of The Heart” e “Procrastination Of The Empty Vessel”, si verifica quel fenomeno di contaminazione già accennato in precedenza, dove, senza essere troppo poste in evidenza, compaiono alcune “melodie” più ariose che donano un senso di leggera sperimentazione e modernità ai due brani, che risultano quindo leggermente innovativi, pur mantenendo la loro carica letale.
Si ripropone il grind in “Feeling Redundant”, un massacro, per arrivare a “A No-Sided Argument” che su un rifferama di chiara matrice hardcore puro, velocizza il tutto per poi creare un break centrale in mid-tempo, che deflagra nella parte finale in un assalto frontale. L’ultima traccia è “De-Evolution Ad Nauseum”, brano molto bello, un mix di tutti gli elementi fin qui analizzati.
Grandi, non c’è che dire, un plauso particolare ai Napalm Death per averci fatto godere per l’ennesima volta di un disco splendido, con l’aggiunta in questo caso di qualche elemento “nuovo” che svecchia il loro sound e dona quel pizzico in meno di ripetitività ai diversi pezzi, rendendo “Time Waits For No Slave” un grande capolavoro.
Il 2009 sta cominciando col botto, anche grazie a loro. Disco fondamentale.

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