Notevole. Benché “Madness In Mask” sia il loro secondo lavoro su lunga durata, i Moonlight Circus non sono certo dei novellini. La band è infatti nata dalle ceneri dei Black Jester, gruppo che, pur rimanendo ancorato nell’underground, ha avuto un certo peso nella scena metal italica dei primi anni ’90.
Il genere proposto dai nostri potrebbe essere inquadrato tra power e prog, e se proprio dovessi fare un nome, ascoltando “Madness In Mask” mi vengono i mente i primi Symphony X, quelli più legati alla melodia e alle partiture classiche.
Scorrendo le otto tracce di “Madness In Mask” (sette più intro) colpisce fin da subito la bravura e la capacità dei musicisti di creare splendide trame strumentali, mai banali o scontante ma al contempo in grado di essere subito assimilate e identificate. I Moonlight Circus si esprimono al meglio sia negli episodi più immediati e d’impatto (The Duel, Mountains Of Madness) che nei brani più lunghi ed epici (Winter Masquerade, Wind Of Solitude). In entrambi i casi, davvero ottime composizioni, in cui ogni strumento trova il suo spazio e in cui la tecnica musicale è al servizio del brano stesso.
Il disco è concluso dalla lunga Gabriel, che ribadisce lo stile ricercato dei Moonlight Circus, che ingloba elementi teatrali ed epici, a fughe strumentali di ottimo gusto.
L’unico neo di questo lavoro, a mio avviso, è la prestazione del cantante Emanuele Cendron: voce sufficiente che tecnicamente non è però in grado di valorizzare al meglio quanto di buono proposto dagli strumentisti. Peccato.
“Madness In Mask” resta comunque un album più che valido e che sicuramente saprà catturare l’attenzione di chi ama le sonorità sopra descritte.