Eravamo rimasti talmente colpiti dal disco della band laziale, che abbiamo praticamente speso l’estate a rincorrere disperatamente diretti interessati, alle prese con un’intensa attività promozionale, per farci raccontare qualcosa di più in merito alla loro affascinante proposta musicale. Una band assolutamente sopra le righe e fuori dagli schemi, come si evince dalle risposte fornite dalla band con la consueta, spassosissima loquacità “ciociaresca”.
Ciao, innanzitutto vi faccio i più sinceri complimenti per il disco. Come scritto in sede di recensione, non ho grande familiarità con il vostro genere, ma devo ammettere di essere stato colpito in positivo dall’ascolto di “The Wreck Of You”. L’ho trovato, come dire…coinvolgente!
Wow, grazie del complimento..in effetti, uno degli obiettivi che ci siamo prefissati è quello di far arrivare il nostro messaggio a quante più persone fosse possibile, forse per questo il disco risulta apprezzabile anche al di fuori degli ambienti rokkettoni..è quel giusto mix, diciamo….
Come hanno preso vita i Fleven e come siete arrivati al traguardo del primo disco?
In principio era il trio.. un messaggero con le ali di farfalla a cavallo di una nuvola ha annunciato la venuta di un quarto elemento, e dopo aver violentato il bassista a turno la band decise di optare anche per un cambio di genere..da lì al classico promo di cinque pezzi il passo è breve, e il suddetto promo ci ha dato poi la possibilità di registrare un full lenght.
I vostri riferimenti musicali sono abbastanza evidenti. Cosa ritieni che ci sia di caratterizzante nel sound dei Fleven?
La ricetta sarebbe segreta, ma visto che siamo tra noi ti confido che c’è un elemento sonoro imprescindibile nei lavori dei fleven, ossia lo SGRAAANG, che è una cosa indefinibile, pensa ad una chitarrona che mangia cemento, o ad una corda di basso che vibra dall’equatore al tropico del cancro e avrai un’idea grossolana dello SGRAAANG.
Oltre che dalla qualità dei brani, sono rimasto molto colpito dall’ottima produzione e dalla qualità dei suoni. Puoi parlarci del lavoro di tale Victor Love?
Victor è stato fondamentale per la buona riuscita del disco..oltre ad essere preparatissimo dal punto di vista tecnico, è anche bravo nel creare l’atmosfera di lavoro giusta..questo è importante quando metti quattro teste calde in uno studio per un mese filato. siamo talmente soddisfatti che per amor suo eviteremo di svelarvi il nome che si cela dietro lo pseudonimo.
Da dove nasce la parola Rock-or-azón? E’ un’etichetta che avete dato voi alla vostra musica?
Rock-or-azón è la parola segreta per conquistare il mondo..non andare a dirlo in giro. Sta a significare quella remota possibilità per cui una cosa diventa esattamente l’opposto di quel che è..come se, ad esempio, nel finale di un film di Muccino arrivi lo Scamarcio di turno che si mette a sparare sulla folla. Te lo aspetteresti mai da Muccino? Bene, quello sarebbe very very rock-or-azón.
Che significato hanno le frasi inserite all’interno del booklet?
Sono semplicemente frasi prese dai testi delle canzoni.. Se le mandi al contrario e poi le ascolti all’indietro risulteranno uguali all’originale.
Uno dei luoghi comuni più diffusi attorno al filone riconducibile all’alternative/post grunge è quello di essere ritenuto un genere dozzinale. C’è un motivo specifico, secondo voi? Soundgarden, Kyuss, Alice In Chains, Incubus, tanto per citare alcuni esponenti illustri, sono bands con elevatissime capacità strumentali e compositive…
C’è un fattore di rischio comune a tutte queste bands, ovvero che la musicalità venga messa in secondo piano rispetto all’esecuzione strumentale..è difficile tracciare una linea di demarcazione tra musicalità ed esecuzione, ma i fleven sono un progetto molto adolescenziale, per cui lo scopo principale rimane quello di divertirsi e tirar fuori buona musica. Nessuno di noi è ossessionato dalla tecnica fine a sé stessa e questo forse ci salverà il culo!!
In quale direzione pensate si possa evolvere un genere come il vostro? I gruppi di punta, per quel che ho potuto constatare, sono spesso arrivati a un vicolo cieco…
Caramba, questo non sta a noi dirlo! Noi dobbiamo suonare e cercare di stare un po’ bene in tutto il mare di piscio e merda nel quale quotidianamente si affoga, per cui..ai posteri l’ardua sentenza.
Siete originari di Roma, una città che a parer mio sta scalzando Milano per tutto ciò che concerne la scena musicale…mi riferisco sopratutto alla situazione dei locali e dei concerti…
No, non siamo di Roma, e comunque non è una situazione così idilliaca, nel senso che alla musica underground non viene dato un gran risalto a livello nazionale, in tutte le grandi città prima o poi si crea una nicchia al di fuori della quale è difficile imporsi..ma questo, ripeto, è un problema della nostra Italia, non di Roma o Milano.
Quali sono i vostri progetti imminenti, anche in relazione al feedback del disco?
Vorremmo fare un tour come si deve, e promuovere questo disco che secondo noi merita attenzione..il problema è abbattere il muro di indifferenza che circonda il mondo della musica, ma con pazienza e tanta vaselina, l’elefante si fa la formichina.
Ok siamo alla fine…volete aggiungere qualcosa?
Grazie di tutto!