Troppo forti Joacim e Pontus degli Hammerfall. Un’intervista divertente e rilassata, in cui ammettono la preoccupazione per il loro concerto del 10 marzo a Milano, concomitante con il Priest Feast.

Milano, 08/01/2009

Congratulazioni per il vostro No Sacrifice, No Victory. Sinceramente, mi piace molto!
Joacim: Ah, bene! Grazie.

Sono rimasta sorpresa perché non sono molto appassionata di power metal, quindi mi è venuto un “wow” – decisamente migliore rispetto alle mie aspettative.
Joacim: Beh lasciando stare tutti i sottogeneri, noi vogliamo dire semplicemente “Hey! Facciamo metal.” E ci siamo dentro tutti assieme. Voglio dire noi siamo….

[guardo la sua maglietta con un’eloquente scritta] Heavy fuckin’ metal!
Joacim: [si guarda la maglietta] Sì, esatto, Heavy fuckin’ metal! [ridiamo]. Credo che queste divisioni siano successe con il revival del metal a metà degli anni ’90, quando tutti volevano suonare il loro stile di metallo. Il che era fico agli inizi, ma poi con questo nuovo epic metal, con il power, alla fine [si è tornati al] heavy metal. Una cosa portò all’altra, tutti volevano essere così unici, ma alla fine siamo semplicemente un albero con dei rami: stili differenti ma stesse radici, stesse fondamenta. Abbiamo tutti le stesse influenze. Non importa se suoni nei Dimmu Borgir o negli Hammerfall o nei Maverick, abbiamo tutti le stesse influenze.

Sì, vero. In particolare, quando avete cominciato, negli anni ’90, quali erano le vostre influenze?
Joacim: Sempre le stesse che avevo quando a 14 anni ho preso in mano una chitarra. Ero totalmente assuefatto ai Demon, ai Riot, e ai Saxon. Quei tre erano le mie influenze maggiori, poi certamente gli Accept, e il resto è passato alla storia. Ogni qualvolta avevo del denaro comperavo qualcosa, e quando i Queensryche sono usciti con Queen Of The Reich, era quello il cantante che volevo essere! Più tardi mi sono reso conto….[ride] che era impossibile! Ma ovviamente ti rendi anche conto che se sei un cantante in erba devi prendere una tua strada. È molto bello avere delle influenze ma non devi lasciare che le influenze diventino te!

Certo, altrimenti si hanno dei cloni.
Joacim: All’inizio ho conosciuto tante di quelle band…l’anno 2000 fu l’anno della carta carbone. Le band spuntavano dal nulla e suonavano tutte uguali. Potevi chiedergli: “Ragazzi, voi a chi assomigliate?” – “Ah, noi siamo come i Gamma Ray!”…. Ok, sembrate esattamente la pessima copia dei Gamma Ray! [ridiamo]. E nient’altro. Non hanno alcun pizzico di personalità, niente di niente. E ovviamente questi gruppi l’anno dopo erano spariti.

Certo, perché se non sei almeno migliore di colui che stai copiando, non ha molto senso.
Joacim: Devi copiare inizialmente, poi prendi tutte le altre influenze, le mescoli assieme, e ci aggiungi la tua personalità. Sei tu. È l’ingrediente che dà il sapore.
Pontus: Prendi tutte le influenze e suonale tu. Ottieni un nuovo sapore, dalle influenze, oppure torni a essere carta carbone.

Certo. Qual è la vostra opinione del metal svedese oggi? Sta veramente conquistando il mondo, non trovate?
Joacim: Sì. Al momento la scena metallo pesante è molto grossa, devo dire, ma sta tornando la grande moda degli anni ’80, quella dei gruppi hair metal. Questo è un segnale che stiamo decadendo: il Titanic dell’heavy metal, stiamo affondando! [ride]
Ci sono un po’ di nuovi gruppi che stanno emergendo, influenzati da Bon Jovi e dagli Europe, sai le hair band…..
Pontus: Solo che ora sono ancora più presi dalle tastiere, dal pianoforte, e le capigliature sono più grosse. Sono peggio adesso! Il trucco è…. [fa verso schifato] non lo so… incredibile!

Joacim, hai dei legami con il tuo predecessore Mikael Stanne che ora è nei Dark Tranquillity?
Joacim: No, non facciamo cose assieme, voglio dire, sono andato alla festa dei suoi 30 anni, ma non è che gli telefono una volta alla settimana…se capita ci fermiamo a parlare, anche perché la sua ragazza è una mia amica…però, sai…

OK, ma musicalmente siete separati.
Joacim: Ma abbiamo ancora le stesse influenze. In Flames prima di tutto! Lui è stato il primo cantante degli Hammerfall, ma siamo cantanti completamente, totalmente diversi. La sua tipologia di vocals non si inserirebbe, oggi, non funzionerebbe avere uno che canta a un’ottava inferiore, suonerebbe strano.

Sì, lui canta in growl oppure sembra quello dei Depeche Mode. Ha un modo interessante di utilizzare la sua voce.
Almeno ora sta cantando di più. Anche Anders degli In Flames sta cantando più di prima [riferito a vocals puliti, nda]. Io non potrei mai usare il growl. Non funzionerebbe mai, perderei la voce in un secondo! [ride e fa la voce strozzata]

Mi volete parlare un po’ di No Sacrifice, No Victory?
Joacim: No, no!
Pontus: Staremo qui seduti a bere birra e basta!

[ridiamo]
Joacim: Credo che se parliamo dell’album in sé, questo è l’album più completo che noi Hammerfall vediamo in tanto tanto tempo. Non ci sono parti difettose su questo album. Nessuna canzone debole, nessun riempitivo, e se togli una canzone ti manca subito. Anche la cover, My Sharona, funziona. È….yeah! Inoltre adesso con Pontus nel gruppo c’è una tonalità differente rispetto a Stefan, un suono diverso, e Fredrik suona il basso col plettro, il che conferisce ancora una sonorità diversa, quindi l’intero sound non è confrontabile con gli album precedenti. E tutto ciò ha dato più energia ad Anders sulla batteria, è più vivo su questo album. È tornato ad avere 20 anni!
Pontus: Si sta facendo un culo pazzesco. È veramente bravo.
Joacim: E riguardo a me devo dire che anch’io sto dando di più rispetto a prima. È quella chimica che scaturisce dai componenti del gruppo, dalle influenze, dalla nuova energia, dal nuovo modo di suonare.

Sì, l’impressione che ho avuto è che si tratti di un album molto maturo rispetto ai precedenti.
Joacim: Noi lo diciamo di ogni album, che è più maturo! [ride] Ma alla fine forse è un album un pò più rischioso. Se ascolti la voce, per la prima volta mi sono detto: al diavolo, non mi metto più a pensare, semplicemente ci proverò. Come cantante sei sempre…[fa una smorfia da preoccupato] “oh no, oggi non posso cantare, mi sento un po’…ho un raffreddore in arrivo….” [ridiamo] Quello è il tipico cantante!

Davvero!
Certo, perché il tuo strumento è qui! [indica la gola] Se lui [indicando Pontus] prende in mano una chitarra con delle brutte corde, le può cambiare. O se qualcosa non va con la chitarra, prende una nuova chitarra e dice “Ok, questa è ottima!”.
Pontus: Sì.
Joacim: Ma se si fottono le mie corde vocali, non ci posso fare niente. È così che stanno le cose. Ma questa volta sono andato dietro al sentimento delle canzoni, invece di pensare: “l’intonazione dev’essere giusta, l’intonazione dev’essere giusta!”. Prima o poi l’intonazione arriva da sé. Volevo avere una migliore espressività e un po’ più di ruvidezza.

Un po’ più pesante.
Joacim: Sì, esatto. E credo di essere riuscito a trovare un equilibrio tra la ruvidezza e la voce pulita, più di prima, e credo alla fine di essere riuscito a beccare quelle note. Mentre ero lì che provavo, riuscivo a beccarle. Ok, allora le ripetiamo! E invece poi iniziavo a pensare, e quindi ovviamente [fa il verso strozzato]….non ci riuscivo più. Ma le note, quelle ci sono tutte.

Sì, è tutto psicologico
Certo che lo è. Sono un cantante!

Pontus, ti stai trovando bene nel tuo ruolo? Sei agitato per l’imminente tour?
Pontus: Sì, sì! Sarà stupendo.
Joacim: Davvero? Non me ne ha parlato! [ride]
Pontus: [ride] Il nuovo ruolo mi calza benissimo. Mi è venuto molto naturale accettare, quando Joacim mi ha chiesto di unirmi al gruppo. E ora ci sono album, registrazioni, prove, tutto. La settimana prossima suoneremo dal vivo in un programma svedese.

Ah, sarà la tua prima apparizione live con gli Hammerfall?
Pontus: No, ne ho fatta una quest’estate in Canada e anche qualcos’altro, ma non ho ancora debuttato come si deve in Svezia, vero? [guarda verso Joacim]
Joacim: No!
Pontus: Perché non abbiamo ancora fatto qualcosa di veramente…..[L’esibizione live] è la cosa più importante. Ho vissuto l’esperienza in studio ma ora è diverso, ora raccolgo ciò che ho seminato, tutto il lavoro. E anche tutti gli altri componenti del gruppo si stanno focalizzando sull’obiettivo, ci stanno pensando, è una cosa che si avverte, senti che sta per succedere, siamo più solidi, più uniti.

Ottimo! E sarà un tour lungo?
Joacim: Certo! [ride] Cinque settimane, una di pausa, due settimane, forse alcune di pausa, poi i festival, il Sud America, il Nord America.

Wow. Un tour mondiale.
Joacim: Sì.

E verrete al Gods Of Metal in Italia?
Joacim: Non lo sappiamo ancora. Prima di tutto lo spettacolo del 10 di marzo [Milano, Rolling Stone, nda] e speriamo che la gente decida di venire a vedere gli Hammerfall invece che i Judas Priest.

Lo so. Ci stavo pensando, è un po’ una brutta data. Sarebbe bello vedere entrambi.
Joacim: avevamo due opzioni, o disdire e non suonare affatto, oppure lanciarsi e vedere cosa succede, e abbiamo venduto 200 biglietti nelle prime due settimane, il che è molto bene, visto che erano i primi di novembre…

Bene! Mi fa piacere per voi. È abbastanza difficile, l’impresa.
Joacim: Sì, beh, noi portiamo i Sabaton e i Bullet. Portiamo il futuro del metal. Senza offesa per Priest e Megadeth, ma in ogni caso loro sono già stati in Italia abbastanza spesso e di recente, quindi le persone potrebbero pensare, perché pagare 50-60 euro quando posso vedere gli Hammerfall per 20?

Sì, in effetti i Priest e i Testament sono venuti quest’estate, e i Megadeth lo scorso marzo, per cui…. Parlando invece in generale della vostra musica, c’è qualche album a cui paragonereste No Sacrifice, No Victory?
Joacim: Non vorrei farlo. Infatti credo che No Sacrifice, No Victory più o meno riassume tutta la carriera degli Hammerfall. Tutti gli ingredienti che ci hanno reso ciò che siamo oggi. Questo è semplicemente un passo successivo, naturale. E il fatto che Jesper abbia partecipato a scrivere una delle canzoni, One Of A Kind, sembra un po’ come un ritorno alle origini, ma non si tratta di un album “Back To The Roots”, di un Operation Mindcrime 2….Con Bring The Hammer Down abbiamo anche Stefan sull’album, praticamente uno scambio di solisti sulla chitarra, e così ha contribuito come addio, il che è molto bello. Stiamo entrando in una nuova era, credo, verso il futuro, e tornare alle radici oggi per gli Hammerfall significa aver ritrovato la gioia e lo spirito che avevamo 12 anni fa.

Davvero!
Joacim: Ed è ciò che ci stimola, ora, ed è forse il motivo per cui questo album sembra così fresco, rinfrescante.

Ottimo! E avete una canzone preferita?
Joacim: My Sharona [dice cantando e ridendo]. No, non direi. Ascolto l’album ed è tutto bello.
Pontus: Anche perché è talmente nuovo.
Joacim: Ma c’è una canzone che proprio ti si appiccica, ed è Any Means Necessary [inizia a canticchiarne il refrain]. Anche The Legion è una delle mie preferite, una canzone che è riuscita molto meglio di com’era.

Bene, sembra che le cose ti stiano andando molto bene. Hai avuto un periodo difficile tra il 2002 e il 2003 a causa di uno che ti aveva aggredito con un boccale di birra. E anche il tuo chitarrista di allora ebbe un incidente in moto.
Joacim: Sì.

Come ricordi quel periodo? Come l’hai superato?
Joacim: Ho semplicemente dovuto accettare che è successo. Non c’era nulla che potessi fare, e chiunque venga aggredito nel modo in cui sono stato aggredito io ovviamente si porta delle cicatrici permanenti, parlo a livello psicologico. Ogni volta che entro in un locale affollato, preferirei non doverci entrare, oppure mi trovo un angolo, sai, dove potermi appoggiare senza avere mai la schiena girata. Ad esempio dove siamo seduti adesso va bene [due divanetti ad angolo contro il muro di fondo di una sala d’aspetto, nda], perché sono completamente in controllo della situazione. In questo senso soffro ancora dell’accaduto.
Pontus: Il titolo dell’album: nessun sacrificio, nessuna vittoria, tanto per restare in tema.

Vero, si addice.
Joacim: Certo, certo, vogliono sacrificare me, per vincere! [ridiamo]

Cosa mi dite di Hector, la vostra mascotte? È come Eddie per i Maiden?
Joacim: Certo! Ci sono voluti 12 anni per capirlo! [ride] È una parte importante del tutto. Innanzitutto abbiamo voluto avere un nome potente, e poi un simbolo, una persona che rappresenti gli Hammerfall, tale da poter rimuovere il logo e dire ancora “Ah, sono gli Hammerfall! C’è Hector! Sono gli Hammerfall!” Esattamente come con Eddie. È davvero un marchio molto forte per gli Hammerfall.

Bene, grazie tante, abbiamo superato i tempi previsti e non vi trattengo oltre. Attendiamo il vostro concerto!

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