Certo che Tobias Sammet è davvero uno stakanovista: tra Avantasia ed Edguy, tra cd e dvd, ho perso il conto di quanto materiale abbia pubblicato negli ultimi tempi! È ora la volta del nuovo album degli Edguy, l’ottavo in studio.
Messe da parte (anche se non completamente) le velleità pop-rock del precedente “Tinnitus Sanctus”, questo “Age Of The Joker” ci riporta sui sentieri più classici della power band tedesca pur proponendo qualche elemento di novità.
Il sound degli Edguy è quindi quello a cui i fans sono abituati: melodie allegre e cori da canticchiare fin da subito, un giusto connubio tra power e hard rock dal taglio decisamente melodico (e ironico). L’opener Robin Hood (anche scelta come primo singolo) è un mix improbabile, ma ben riuscito, tra epicità ed ironia, tipica del combo tedesco. Forse eccessivamente troppo ripetitiva (oltre 8 minuti di durata), scivola comunque via con piacere. Nobody’s Hero e The Arcane Guild sono invece le classiche power song con chitarre in evidenza e bei cori che si lasciano cantare fin dal primo ascolto, trademark tipico degli Edguy.
Con Rock Of Cashel si torna a rockare, con un sound che, a tratti, ricorda le ultime produzioni targate Avantasia: buon pezzo con un coro molto immediato. Da segnalare anche il gogliardico stacco strumentale dal sapore folk irlandese che invita quasi alla danza. Anche la seguente Pandora’s Box è caratterizzata da elementi inusuali per il sound degli Edguy: il pezzo infatti si apre con una chitarra country, che dona alla song un vago umore rock a stelle e strisce, e che poi accompagna la voce di Sammet lungo le strofe fino a lasciare spazio al coro davvero ficcante, ancora una volta di stampo avantasiano. Sicuramente un brano molto interessante nonché un sicuro highlight del disco. Con Breathe si ritorna su sentieri decisamente più consoni alla band rimanendo su livelli qualitativi discreti grazie a una buona melodia e ad un indovinato fraseggio di chitarra e tastiere.
Two Out Of Seven e Face In The Darkness, a mio avviso, si avvicinano maggiormente al precedente “Tinnitus Sanctus”, con un sound molto ruffiano e poppeggiante. Fire On The Downline ci riporta su lidi hard rock, invero non troppo esaltanti, mentre Behind The Gates To Midninght World è il pezzo più lungo dell’album: tastiere e chitarra, dal mood quasi onirico, ci introducono lungo il sentiero principale del brano, interpretato nelle strofe in maniera sentita e convincente da Sammet, per poi aprirsi al ritornello più etereo, grazie anche all’uso efficace dei cori. Tutto molto curato e perfettamente riuscito. Chiude il disco l’immancabile ballad che non aggiunge nulla di nuovo, né raggiunge quanto fatto in passato.
“Age Of The Joker” sicuramente non arriva a fronteggiare con alcuni album del passato (come ad esempio “Hellfire Club” o “Vain Glory Opera”), ma ha sicuramente il pregio di essere piuttosto vario e di mantenere quelle che sono le armi vincenti del gruppo: la melodia, l’immediatezza e, a tratti, la spensieratezza di questi simpatici tedeschi. I fans della band sicuramente apprezzeranno molto “Age Of The Joker”, mentre chi non è mai impazzito per gli Edguy, non si ricrederà. Obiettivamente un buon ritorno.