A breve distanza dall’ultimo “Beyond the sea” i Dark Moor ritornano con un album che riesce a fare della melodia il suo vero punto di forza, un album cioè capace di trasmettere sentimenti ed emozioni come solo pochi dischi sanno fare e che saprà conquistare con una facilità incredibile chiunque lo voglia ascoltare. “Tarot” è un concept dove i tarocchi sono i suoi protagonisti principali e dove ogni singolo brano ci svela l’Arcano rappresentato attraverso il suo titolo.

A partire dalla maestosa ed epica intro “The magician”, capace di intrappolare sin da subito l’ascoltatore in un vortice di melodia che va in crescendo durante il corso dell’album, i Dark Moor ci regalano un disco dalle tinte fortemente sinfoniche che abbraccia sonorità power metal a metà strada tra le recenti produzioni di Rhapsody Of Fire e Kamelot. “Tarot” è un album che saprà imbrigliare la vostra mente in un’altra dimensione, a volte quasi onirica, dalla quale difficilmente riuscirete a tornare. Sorprendente è, infatti, la capacità dei nostri di creare un sound che si rivela come uno squisito mix di melodia, un complicato intreccio di fraseggi sinfonici che s’incastrano uno dentro l’altro come in puzzle senza però la difficoltà di mettere insieme i pezzi che vanno a disporsi nella loro esatta posizione praticamente da soli. Ogni brano è sviluppato in maniera coerente con l’argomento ad esso associato e se canzoni come “The chariot” e “The star” fanno del power sinfonico il loro punto di maggior forza altri brani vedono la musica classica, riproposta ovviamente in chiave metal, protagonista principale ed indiscussa come capita nella finale “The moon” che rende omaggio al genio del grande compositore tedesco Beethoven. La band ci svela inoltre senza nessun problema quelle che sono le sue maggior fonti di ispirazione e “The emperor” ci riporta con la mente ai Nightwish di “Wishmaster”, mentre con “Devil in the tower” troviamo reminescenze rhapsodiane che anticipano, nella parte centra del brano, un lungo momento corale per sola voce incredibilmente ben riuscito ad evocativo che va a sottolineare le atmosfere sinfoniche e maestose di uno dei migliori brani di “Tarot” fino ad arrivare alla splendida e delicata “Lovers” che, nonostante si riveli come l’episodio meno pomposo e più easy listening del disco, riesce a colpire dritta nel segno grazie ad un ritornello estremamente romantico e dolce.

Un disco caldamente consigliato a tutti gli amanti del power sinfonico; questa volta i Dark Moor se ne sono usciti con un piccolo capolavoro musicale che sicuramente non mancherà di conquistare chi avrà voglia di dargli un piccolo ascolto.

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