La nuova fatica discografica solista del chitarrista dei Rhapsody deve ancora giungere nei negozi, tra una ventina di giorni,
ma la sete dei più sfegatati fan del nostro potrà essere saziata da questo mini-cd apripista che come assaggio del nuovo cd
non è niente male.
Evidentemente la band madre rappresenta una scomoda, assolutamente inevitabile, pietra di paragone e sappiamo tutti quale
stile caratterizzi il sound dei nostri Rhapsody, c’è da aggiungere che il primo disco solista di Luca Turilli, quel “Prince
of the nordic twilight” targato ottobre 1999, non si scostava poi molto da quanto già detto con la band pricipale.
Passino gli arrangamenti più diretti e melodici, passi il suono più heavy e frontale ma alla fine io non ho mai capito molto
l’esigenza di staccarsi dai propri compagni per comporre altro symphonic metal, che a me per altro piace da matti e che non
avrei di certo disdegnato se avesse avuto il logo dei Rhapsody sulla cover.
Luca questo deve averlo realizzato negli ultimi tempi e dopo aver sfornato altri tre lavori con i Rhapsody ha deciso di dare
una sterzata evidente al sound della sua band solista, con il nuovo aggettivo “Cosmic” che troverete appiccicato sulla copertina del cd e che sta lì, anche per acchiappare, ma soprattutto per
chiarire che i solchi di questo nuovo disco saranno decisamente meno debitori al Rhapsody-style.
L’idea è ottima, adesso mi sembra logico avere un progetto solista, eppure come alcuni già mi fanno notare questo “Cosmic” è
perlomeno da apporfondire, un certo Arjen Lucassen insieme al cantante dei Symphoniy X ha già dato
vita a una space-metal band di nome Star One, non che c’entri molto ma qui tra “Cosmic”, “Space” e galassie varie mi sembra
di stare in un film di Guerre Stellari.
Nella sostanza il concept intrapreso da Luca con il disco di debutto qui viene continuato, già nel 1999, Luca ci aveva
informati che il nuovo capitolo sarebbe stato ambientato nel futuro, mi sfugge ancora la trama precisa del tutto ma devo
ammettere che la vena elettronico-sinfonica presente in questo mini-cd ben rappresenta questo concetto narrativo. Infatti fin dai solchi dell’incipit “Demonheart” si capisce che Luca vuole stupire i suoi seguaci con un uso assolutamente
innovativo delle tastire, che senza prendere mai il sopravvento ci regalano sonorità sintetice e intriganti, sempre
coadiuvate dai cori epici a cui siamo abituati.
Il riffing è davvero distruttivo grazie a una sezione ritmica di tutto rispetto, che vede al basso l’ex Heaven’s Gate Sascha
Paeth, questa caratteristica si evince anche nelle successive tracce mostrandoci un Turilli ancorato al power ma ormai libero
dall’ombra dei Rhapsody e alla ricerca di un suo trademark personale.
L’unica riflessione che mi sovviene è la saturazione del sound in più punti, come è accaduto per l’ultimo Blind Guardian, ti
viene la sensazione che ci sia troppa carne al fuoco e non si distinguino più tanto bene tutti gli elementi, tra cori, archi,
Hayer che si impenna, la voce femminile, la sezione ritmica a go go, forse un poco più di sobrietà in definitiva non avrebbe
guastato, direi che per gli amanti del power questo aspetto è forse un merito.

Concludo citando la cover degli Helloween “I’m Alive” già pubblicata su “Keepers of Jerico” il tributo alle zucche di Amburgo
della Arise Records spagnola, e complimentandomi con quel mago della Graphic-design di Marc Klinnert che anche in questa
sede ci regala una cover intelligente e sopratutto libera dai soliti stereotipi del metal, una astronave caduta su un pianeta
misterioso e circondata da mostriciattoli bipedi con la testa di piranha e il corpo di dinosauro.
Un disco interessante in attesa di riscontri più importanti.

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