Da fenomeno di culto a vera e propria big sensation nell’arco di poco più dieci anni di attività. Questa in sintesi è la storia del progetto Ayreon e del suo ideatore e factotum Arjen Anthony Lucassen, polistrumentista che ha avuto il piacere di ospitare nei propri dischi quasi tutti i migliori interpreti del panorama hard rock / metal mondiale. Un percorso che l’artista olandese ha saputo costruirsi con caparbietà e soprattutto senza compromessi di sorta, lavorando costantemente alle proprie produzioni per interi anni.

Oggi, il fenomeno Ayreon subisce forse la sua prima piccola flessione qualitativa proprio nel momento di maggior successo commerciale, ovvero dopo l’exploit dello scorso e pluridecorato ‘The Human Equation’. Niente di clamoroso o catastrofico, semplicemente un calo di tensione fisiologico che per ovvi motivi avvinghia una proposta sonora a cui inizia a mancare l’effetto sorpresa e la verve degli esordi. Dal punto di vista compositivo ‘01011001’ (in codice binario l’equivalente della lettera Y) non presta come al solito il fianco a critica alcuna, il suo è un altalenare pressoché perfetto tra progressive rock, prog metal e sapiente uso di synth ed affini, nella ormai collaudata formula che abbiamo imparato a conoscere. Anche gli ospiti interpellati sono, anche questa volta, di primo piano e tra i tanti ci piace citare Michael Romeo (Symphony X), Derek Sherinian, Bob Catley (Magnum), Jorn Lande, Hansi Kursch (Blind Guardian), Daniel Gildenlow (Pain Of Salvation) e Simone Simons (Epica) senza ovviamente nulla togliere a tutti gli altri. A ognuno Lucassen ritaglia il proprio spazio d’azione con fare quasi paternalistico e soprattutto in riferimento al nuovo concept che orienta l’andamento del doppio CD. Anche qui i picchi lirici delle precedenti storie fantasy difficilmente vengono raggiunti e il maxi concept che è alla base di tutta l’opera targata Ayreon ne risente leggermente. Forse eccessiva, in questo senso, anche la durata del prodotto che va quasi a coprire le due ore complessive di musica. Degli appunti necessari, questi, che comunque non minano l’aspetto formale di questo ‘01011001’ e la padronanza compositiva dello stesso Lucassen. Per la prima volta, però, l’effetto sorpresa che aleggiava attorno a tutte le composizioni targate Ayreon sin qui ascoltate inizia a non dare più i frutti sperati. Avvisaglie non irreparabili, come detto in precedenza, ma sintomatiche di quanto la formula musicale del progetto non possa semplicemente essere riproposta all’infinito senza grandi mutamenti stilistici…

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