“The Dawn” e’ l’album di debutto dei torinesi Advent dopo due demo, il secondo dei quali sembra aver riscosso un certo successo dato che, oltre ad aver portato loro un contratto, e’ stato anche reinserito in questo cd (le prime 3 tracce sono quelle che c’erano in quel demo, intitolato “Valholl”).
La musica proposta dalla band e’ da loro definita “extreme dark metal”, in pratica si tratta di un black molto melodico e sporcato da gothic e death. Abbiamo cosi’ qualche stacco black innestato su un costrutto molto gothic, sul quale si stagliano voci pulite, screams e growls (ogni tanto poi fanno la loro comparsa delle “partiture death”). La mistura di tutte queste cose pero’, oltre a non essere originale (ormai diversi gruppi hanno tentato questa miscela), spesso non riesce bene.
Il problema di questo album e’ che infatti spesso non riesce a focalizzare… Non che manchi del tutto di lavori riusciti, “Valholl” (la traccia che dava il titolo al demo) e’ una gran bella composizione che alterna stacchi furiosi a parti piu’ melodiche, tuttavia gli altri pezzi del disco non sono di questo livello.
Molte canzoni hanno infatti accostamenti non riusciti, e le voci sono la cosa che convince di meno (soprattutto le parti col cantato pulito, ma non solo quelle). Da notare l’immaginario della band, che si ciba di citazioni letterarie… Due canzoni sono infatti ispirate agli scritti di Lovecraft (“The thing that sleep in the abyss” e “Shub-Niggurath”, il secondo pezzo decisamente meno buono del primo) e in mezzo ai testi si trovano citazioni che variano da Milton a Blake, passando per un piu’ inconsueto Vittorio Alfieri.
Un brano del cd e’ addirittura cantato in italiano (si tratta di “La lama (The blade)”), anche se il cantato “sporco” non lo rende molto comprensibile, tuttavia questa traccia si fa notare. Sono carini anche i due brevi stacchetti da poco piu’ di un minuto e mezzo che sono posti uno in conclusione al demo riproposto (si tratta della quarta traccia) ed uno in fondo al disco. Tra gli altri pezzi e’ poi carino e va citato anche “Landscape”, tuttavia il resto non si e’ fatto notare (inoltre anche i pezzi che ho citato lasciano una certa insoddisfazione)…
Che altro dire ? Non me la sento di assegnare la sufficienza a questo lavoro, anche se tutto sommato ci va vicino (se non altro per “Valholl” e per i momenti piacevoli di qualche altro brano). E’ sempre un peccato dare un’insufficienza ad un gruppo giovane, ma magari focalizzando un po’ di piu’, il prossimo lavoro sara’ piu’ interessante…