Magari a qualcuno di voi potrà sembrare strano, ma anche negli U.S.A. esiste una scena black metal! I Bloodthrone (che non sono gli scandinavi Bloodthorn) si approcciano al genere con una dose di rabbia, violenza e, bisogna dirlo, tecnica non indifferente.
Il loro brutale black metal che non si fa problemi nell’unire i lati più estremi dei vari stili europei, è molto ancorato alle sonorità death, ciò è messo in evidenza dal granitico suono delle chitarre, dalla possente produzione della sezione ritmica, e dallo screaming che conserva aggressività e tonalità basse. Questo muro sonoro che si viene a creare non ha niente a che fare con le odierne superproduzioni ma risulta incredibilmente grezzo (un po’ come Grom dei Behemoth).
A rendere evidente questa duplice natura del sound dei Bloodthrone interviene il songwriting che porta a strutture mai troppo semplici e lineari (farete indigestione di cambi di tempo) e i tanti riff a volte andanti verso il black, altre verso il brutal. I risultati non sono poi troppo disprezzabili, l’album non perde quasi mai in intensità durante l’ascolto e poi ci sono episodi convincenti come la sesta “At Dusk She Burns” dove è la componente black metal a prendere decisamente il sopravvento grazie ad un songwriting che ricorda sia i Darkthrone sia i Behemoth.
Nel disco si sentono anche influenze di Immortal e Mayhem, ma sono proprio i più volte nominati polacchi il termine di paragone migliore per farvi capire cosa dovrete aspettarvi da questo dischetto. Purtroppo però questo ibrido tra due generi con feeling molto diversi tra loro non porta ai Bloodthrone grossi punti a favore, e per quanto gli americani non siano un gruppo allo sbaraglio sembrano ben lontani dal vero significato di black metal.
Il disco si lascia ascoltare, ma non saprei proprio a chi potrebbe interessare in un periodo così prolifico per il genere, se poi siete dei puristi delle atmosfere lugubri e gelide tenetevi ben lontano da questo “Shield Of Hate”!