Dopo “Marrow The Spirits” del 2010, quattro anni dopo gli Agalloch tornano con il disco che consacra questa band all’evoluzione della musica intesa come spiritualità in perfetto equilibrio con la natura e il corso degli eventi.

agalloch2014

“The Serpent & The Sphere” esce ufficialmente il 13 maggio 2014 per la Profound Lore Records, è stato registrato e mixato da Billy Anderson ai CloudCity Studios, le parti acustiche sono state curate da Nathanael Larochette, ed è composto da nove tracce per un totale di 59 minuti e 58 secondi di ascolto. E’ chiaro quanto mai prima d’ora che, con questo quinto full, il quartetto di Portland si lascia abbandonare totalmente alla piena devozione per la sua spiritualità naturale e pagana, presentando un album eclettico e per nulla semplice da digerire. La copertina presenta un serpente che si avvolge su se stesso e in estremità ingoia una sfera. Nella sua rotazione e trasmutazione, il serpente abbandona la parvenza maschile per farsi femmina, si avvolge, abbraccia sino  divenire maschio e femmina assieme, un gemello di se stesso, un complesso archetipale legato alla notte delle origini. Originaria espressione dell’indifferenziato primordiale, esso è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine, il che spiega il suo importante significato escatologico attraverso cui giungiamo all’evoluzione così complessa del simbolo del serpente nella nostra civiltà. Il serpente alla fine vuole inghiottire tutto, tutto ciò che riguarda la Nascita e la Morte dei Pilastri della Creazione. Musicalmente le sonorità restano impressionanti, da brivido, nell’arco dei 59min e passa di ascolto si viaggia dalla nota tranquilla, a quella quasi assillante e claustrofobica, fino a quella prettamente acustica che segna la pace interiore dopo una tempesta ai limiti estremi dell’anima. Un growl sporco, sottile quasi di totale misantropia verso l’umanità stessa e quindi di vera e propria adorazione per la misticità della natura che gli Agalloch decantano in tutte le tracce. Un continuo proiettarsi senza indugio a visioni mistiche, che tentano di enfatizzare l’oscurità e l’oppressione di una oscurità schiacciata per troppo tempo necessitando il bisogno di uscire allo scoperto e di addolcirsi, rimanendo comunque saldi nel neoclassicismo delle sonorità ambient, black con una dose leggera di doom e il buon senso della melodia strutturata e studiata nei minimi dettagli.

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Un disco da ascoltare più e più volte, perché ogni volta vi si trova qualcosa di nuovo da poter esprimere in totale armonia con le correnti di pensiero dettate dagli stessi Agalloch. Un platter magico, pieno di simbologia e trascendenza, introverso, talvolta crudo e talvolta estenuante, fino ad arrivare alla pace dei sensi e una perfetta capacità statica morale, etica ed emotiva.

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