Dopo quattro anni dall’ultima volta che lo vidi, mi ricapita finalmente l’occasione di rivedere un mostro sacro del blues d’oltreoceano, Johnny Winter; questa volta la cornice dell’evento è il grazioso Teatro Rossetti, in quel di Trieste, modesto teatrino dall’aria confortevole.

Ad aprire la serata troviamo i Cyborgs, duo originale composto da voce/chitarra e batteria/tastiera; i due sono fautori di un blues molto rockeggiante dai toni sostenuti ed incalzanti.

Il batterista, che suona contemporaneamente la tastiera (con la quale fa il basso) dà spettacolo anche con un breve stacco solista dove intrattiene il teatro, quasi del tutto pieno, con un motivetto in stile saloon del vecchio West.

L’unico punto dolente della band, che tuttavia sa come intrattenere il pubblico, lo trovo nel chitarrista, a mio parere dallo stile non particolarmente incisivo; superata questa piccola parentesi, il duo riceve meritatamente molti applausi dal pubblico.

Verso le 21 e 15 circa il sipario si apre ed un ometto con barba lunga e cappello da cowboy annuncia l’entrata in scena della band di Johnny Winter, band peraltro di tutto rispetto, con alla chitarra nientemeno che Paul Nelson, virtuoso della sei corde che delizia i presenti con un estenuante solo iniziale.

Johnny arriva sulle note di “Hideaway”, cover dell’icona Freddie King.

Con i primi pezzi vedo il vecchio chitarrista albino un po’ incerto, con un sound un po’ approssimativo della chitarra, mentre dopo pochi brani si nota subito un rientro in pista con un suono molto più massiccio.

Certo, l’età e lo stato di salute di questo pioniere del rock/blues non sono delle migliori, ma ancora una volta, soprattutto grazie alla grande band che ha dietro, il nostro cowboy riesce ancora a dare spettacolo con un live dalla potenza incredibile, senza fermarsi un attimo e sfoggiando ancora una voce invidiabile.

Sulle cover “Got My Mojo Working” di Muddy Waters e “Johnny B. Goode” di Chuck Berry persino il tiepido pubblico triestino si scalda cantando il chorus a gran voce; nonostante l’ottimo show a cui stavo assistendo mi vennero però mille pensieri negative per la testa riguardanti l’atmosfera intorno a me.

In primis il fatto di essere seduto era già uno sforzo enorme per me, ma il fatto di vedere tante persone anziane completamente immobili intorno a me quando sul palco una leggenda del rock ‘n roll stava suonando brani dalla potenza animalesca è stato per me inconcepibile.

Capisco che un teatro è tale per stare seduti, ma il rock ‘n roll, così come il blues, è nato appositamente per poter fare scatenare la gente, per tirar fuori il proprio lato ribelle, perciò è stato un enorme controsenso vedere una delle tante incarnazioni di questo spirito di ribellione stando seduti come se si stesse assistendo ad un’opera lirica.

Questo è stato principalmente il motivo per cui non ho goduto appieno il concerto, che in sé è stato qualcosa di sensazionale, un’ora e mezza circa di puro rock ‘n roll con tinte blues, non sono infatti stati eseguiti brani lenti, motivo per cui il mio malumore nell’essere inchiodato ad una poltrona era ancor maggiore.

La chiusura è stata ancora una volta affidata al celebre classico “Highway 61”, a sigillare uno di quelli spettacoli che fanno ancora capire che cosa sia la vera musica, quella suonata con la saggezza di chi ha saputo creare.

Tirando le somme è stato musicalmente un ottimo concerto, concluso in bellezza con una foto insieme al grande Johnny Winter, anche se il rancore per un concerto svolto nel contesto completamente sbagliato ancora mi affligge.

Voglio dire, per ogni genere di musica esiste un contesto, perlomeno se la musica che si va ad ascoltare viene interpretata secondo la sua storia, ed il rock ‘n roll, così come l’hard rock o il metal è un sinonimo di libertà e ribellione, con un ritmo coinvolgente e selvaggio creato appositamente per liberare ogni spensieratezza. Che senso ha perciò incatenare tutto questo ad una poltrona? Voi riuscireste mai a vedere Chuck Berry o Jerry Lee Lewis da seduti? Io personalmente no e non ho nessuna intenzione di ripetere l’esperienza.

SETLIST JOHNNY WINTER

  1. Intro Jam
  2. Hideaway (Freddy King cover)
  3. Sugar Coated Love
  4. She Likes To Boogie Real Low
  5. Good Morning Little Schoolgirl
  6. Got My Mojo Working (Muddy Waters cover)
  7. Johnny B. Goode (Chuck Berry cover)
  8. Black Jack
  9. Tore Down (Freddie King cover)
  10. Lone Wolf
  11. Don’t Take Advantage of Me >
  12. Gimme Shelter
  13. Boney Moroney
  14. It’s All Over Now
  15. Dust My Broom
  16. Highway 61 Revisited (Bob Dylan cover)