Rock N Roll Arena – Romagnano Sesia (NO)
Ormai collaudato più volte, il Rock’N’Roll Arena si conferma un locale dal pubblico caloroso, dove le serate metal riescono benissimo. Anche questa volta, a stagione ormai inoltrata, e con una proposta un po’ di nicchia, il locale si è forse non gremito, ma decisamente riempito, di fan degli storici alfieri del primo black metal greco (anche se io ultimamente li considero più un gruppo di death metal): i Rotting Christ, accompagnati da altri nomi interessanti, quali i finlandesi Omnium Gatherum, i connazionali ellenici Daylight Misery, e gli italiani Dark End.
Proprio questi ultimi catturano la mia attenzione con un piacevole black sinfonicol molto d’atmosfera, complice anche un’attenta e ben riuscita teatralità del giovanissimo cantante dallo scream acutissimo, lento nei suoi movimenti ritualistici e particolarmente immedesimato nello sfoggio di una corona di spine….un gruppo, i Dark End, sicuramente da incoraggiare nel suo sviluppo.
Passiamo poi agli ateniesi Daylight Misery, al debutto discografico autoprodotto con ‘Depressive Icons’. Diciamo che la presenza scenica non è curata come quella dei Dark End, e il death che propongono non rimane particolarmente impresso, tuttavia il frontman, che fisicamente sembra un cugino dei Rotting Christ (!), trasmette passione e il gruppo si esibisce con grande professionalità. Fa sorridere anche il prolungato headbanging in cui si lanciano ripetutamente e all’unisono tutti e quattro i musicisti (escluso appunto il batterista!). Probabilmente dovrei rivederli e prestarvi una maggiore attenzione, ma diciamo che tra le tre band di supporto della serata, forse questa è stata la meno memorabile.
Altra storia invece gli Omnium Gatherum, che, per quanto definiti un gruppo melodic death, a me sembrano decisamente esprimere un suono pagano ed epico, allo stesso tempo moderno e progressive nel suo velo di malinconia. Il frontman ha carisma, ma particolarmente suggestivi sono i duelli di “spada” tra i due chitarristi, biondi e viking come Dio comanda, così come non passa inosservato il trasporto con cui suona il poderoso tasterista, anch’egli nordico purosangue… Finita la loro esibizione ed entusiasta di averli riscoperti, mi lancio allo stand per acquistarne il quinto ed ultimo album, ‘New World Shadows’.
Intanto salgono l’adrenalina e l’aspettativa di rivedere sul palco, dopo un anno, i miei amati Rotting Christ. Nonostante l’ultimo ‘Aealo’ non sia l’album che preferisco, l’opening proprio con la title track è comunque devastante: Sakis sale sul palco e travolge tutto, il brivido è garantito, e per un attimo non riesco nemmeno a fargli le foto come dovrei… rimango folgorata e lascio che l’onda d’urto musicale mi scuota, prima di imbracciare nuovamente la mia Nikon.
La scaletta scelta dagli storici fratelli Tolis è varia, attinge ad ‘Aealo’ ma anche ai classici del passato. I suoni sono ottimi, basso e batteria incalzano forti e chiare, e il momento di massimo delirio si ha con ‘Chaos Geneton’ (dal penultimo ‘Theogonia’): a questo punto è irrefrenabile l’impeto di lanciarmi in un headbanging liberatorio, tenendo con una mano la macchina fotografica e sventolando le corna del metallaro con l’altra… “Facessero anche ‘Nemecic’ e arrivo all’estasi”, penso io, ma viene proposta invece ‘Phobos’ Synagogue’, seguita dall’inno tribale e primitivo ‘Dub-sag-ta-ke’. Sakis è molto in serata, grintoso ed energico, interagisce col pubblico, sbandierando la sua chitarra e facendo smorfie, così come istrionico e vivace pare anche il compagno alle sei corde Giorgos Bokos, ormai confermato nel gruppo, da ‘Theogonia’ in poi. Si chiude, ahimè sempre troppo presto per noi fan, con il trionfo di Sakis a torso nudo, che indossa l’elmo da guerriero greco per il bis immancabile ‘Non Serviam’, durante il quale il coro del pubblico sale unito ed epico, per un finale perfetto di una serata esemplare.

SCALETTA:
Aealo
Eon Aenaos
Athanati Este
Fire, Death and Fear
King of a Stellar War
The Sign of Evil Existence
Trasform All Suffering Into Plagues
In Domine Sathana
Caos Geneton
Phobos’ Synagogue
dub-sag-ta-ke
Noctis Era
Non Serviam