Credo che tutti voi abbiate già una certa familiarità con gli album “Unplugged”, anche solo per l’enorme successo che hanno avuto alcuni titoli come gli “MTV Unplugged” di Nirvana, Eric Clapton, Alice in Chains e via dicendo.
Ma vi siete mai chiesti qual è stato il primo esempio di “Unplugged”? Ebbene, la prima band hard rock a pubblicare un disco dal vivo completamente acustico sono stati, nel 1990, proprio i Tesla, con questo “Five Man Acoustical Jam”.
Di fatto gli stessi dirigenti di MTV hanno dichiarato apertamente che fu vedendo il successo di questo disco che decisero di dar vita al programma Unplugged.
Ma non è finita.
“Five Man Acoustical Jam”, fra l’altro, non era stato neppure previsto dalla band.
Durante l’estate del ’90 arrivò una offerta dai Motley Crue per fare insieme una serie di grandi concerti all’aperto: accettata l’offerta, i Tesla decisero quindi di “riempire” le date libere fra uno spettacolo e l’altro con degli show acustici aggiuntivi, a Philadelphia, New York, Detroit, Boston.
Una volta terminato il tour con i Crue, i cinque tornarono a Sacramento per iniziare a lavorare sul successore di “The Great Radio Controversy”.
Un giorno, però, arrivò una telefonata entusiastica dalla Geffen Records, dicendo che una radio di Boston stava trasmettendo a ripetizione la registrazione di “Signs”, tratta da uno degli show acustici sopra menzionati, e che stava ricevendo una enorme quantità di telefonate di richiesta.
Di qui a breve l’idea di ufficializzare la cosa e pubblicare quindi la registrazione di uno degli show, nel particolare quello al Trocadero di Philadelphia.
Questo disco è perciò, in un certo senso, un bootleg divenuto live ufficiale: quindi solo una semplice produzione e mixaggio del nastro, senza overdubs, ritocchi in studio, trucchetti, tagli od altre schifezze.
La qualità sonora, comunque, è ottima: durante l’ascolto sembra di respirare l’atmosfera intima del locale, e si ha l’impressione di trovarsi in mezzo al pubblico, giusto di fronte al palco.
La scaletta vede proposti indistintamente brani originali e rivisitazioni di vecchi classici cari alla band (dagli Stones ai Grateful Dead, dai Beatles ai Creedence Clearwater Revival), contribuendo ulteriormente a creare un’atmosfera del tutto informale, con la band che ride e scherza fra un’improvvisazione e l’altra, dialogando con il pubblico e dando l’impressione di divertirsi anche un sacco.
La roca voce di Jeff Keith è in gran forma, così come il feeling fra i due chitarristi Hannon e Skeoch, mentre nei brani più tranquilli il bassista Brian Wheat si destreggia elegantemente con il piano ed il batterista Troy Luccketta si gode tranquillamente lo spettacolo.
Fra una jam e l’altra, nella generale atmosfera divertita e rilassata, c’è spazio anche per momenti più intimisti ed emozionanti come ad esempio le splendide versioni di “Before My Eyes” e “Paradise”, oppure il liberatorio crescendo di “Love Song”.
Ma del resto come non citare anche l’irriconoscibile (ma bellissima!) versione boogie della loro consueta opener “Cumin’ Atcha Live”, oppure l’incontenibile refrain di “Signs”…
Insomma, se non si fosse capito, questo è un disco da avere, dato che, aldilà della sua importanza “storica”, capita assai raramente di ascoltare un live divertente, genuino e ben suonato come questo.
Un live acustico che possiede quella freschezza che andrà purtroppo poi a perdersi in tutti i successivi prodotti-clone firmati MTV, che si ridurranno di fatto ad un semplice “format”, perdendo così del tutto l’atmosfera spontanea e sincera che rende grande “Five Man Acoustical Jam”.

Beh, che aspettate ora?? Fatelo vostro!

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