I sontuosi drappi del sipario operistico nuovamente si riaprono. E sul palco troviamo gli Immortalia, personaggi innalzati al di sopra delle logiche spazio temporali per mano della storia, dall’arte, e dalle radici inestirpabili che hanno impiantato nell’immaginario di tutti i tempi. Frankenstein, Salomè, la Bathory, Dorian Gray, per citarne alcuni. Ritratti in carne ed ossa, dipinti non già da pennelli ma dalle 7 note. Colori vividi, fatti di vorticose scale. Cuori che hanno smesso di pulsare da secoli ormai, ma riportati in vita a suon di impertinenti blast beat.

Un ritorno alle scene molto ambizioso questo dei Torinesi Sound Storm, che a distanza di qualche anno da Twilight Opera, cercano di trasporre sullo spartito il segreto dell’immortalità di questi personaggi senza tempo, le loro emozioni, ossessioni, e follie. Rimettendosi completamente in gioco, abbandonando la smacchevole componente sinfonica di cui era saturo il precedente lavoro, ed esplorando in maniera emotiva ma metodica il personaggio e la tematica di cui musicheggiare.

Il theatrical power caratteristica saliente del quintetto è ormai un lontano ricordo, la commistione di generi e minuzie qui riscontrabile è in grado di stupire l’orecchio del più esigente, undici tracce che non delineano nè confermano l’appartenenza a uno specifico e blasonato filone, ma sanciscono lo sperimentalismo a cui i Sound Storm si sono ormai votati.

Cori magnificenti, ritmi defibrillatori, interpretazioni vocali e stilistiche struggenti, ricerca melodica volta a ricostruire storie già vissute ma mai sufficientemente lasciate respirare. Il combo Sbriglione/Muscio a livello compositivo ha dato frutti il cui sapore non si gustava dai tempi dell’Eden. Cogliete questa mela, e lasciatevi guidare da colori, sensazioni, allucinazioni. Ma ricordatevi di respirare.

 

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