Partiti come trio acustico nel lontano 1997, i finlandesi Trusties oltre ad essersi moltiplicati nel tempo fino a raggiungere le cinque unità complessive compiono con questo Human Wheel l’importante passo del terzo lavoro in studio. Ma andiamo con ordine. A valle di alcuni aggiustamenti di lineup, i signori qui presenti si ritirano a colloquio privato definitivo con lo spartito musicale di fiducia, che li assisterà in questo lungo viaggio sonoro. Definite le coordinate generali, dichiarano a cuore aperto e a suon di contrappunti di voler abbracciare, questa volta da band coesa, le varie sfaccettature di un progressive/fusion mai banale, senza perdere di vista la modernità, la voglia di mescolare stili diversi (tra cui il metal) e la consueta buona dose di melodia intelligente.

I dieci minuti di Radiobeings aprono il disco con un azzeccato ed interessante mix dalle accelerazioni inattese. E non c’è solo esibizione tecnico-compositiva. Ci sono dissonanze (certo), ma anche introspezione. Nessuna paura di divagare (certo), ma anche assoluta concretezza. Fin da subito emerge il protagonismo mai fuori luogo della chitarra di Marko “Oikku” Oikarinen, ma nessun componente del gruppo ne viene mai esageratamente soffocato. Anzi. È il tripudio del libero arbitrio musicale, la fiera della democrazia ritmica. Senza sconfinare mai, anche negli episodi successivi, nell’autoindulgenza fine a sé stessa e senza trascurare una seppur minima appetibilità commerciale che certo male non fa. E a dimostrazione che si può spaziare senza snaturarsi troppo, ecco Free Fall, con il suo AOR dalle melodie ai confini del pop. Si contorce su sé stessa, si contraddice senza mai svelare la sua vera natura, rimanendo però sempre di buona qualità, al pari dell’oscura ed apocalittica strumentale che dà il titolo al disco. Qui i momenti di distensione sonora si accompagnano ad un intimismo minimale dai profili jazzati, di chiara ispirazione Flower Kings di Unfold The Future (Inside Out, 2002). E se in alcuni brani si citano (forse involontariamente) alcuni nomi tra i più interessanti della scena metal passata e presente, come Heavens Gate, Savatage e Pain Of Salvation, la spirituale Djemoniee con quei suoni così puliti ed eterei fa emergere come i Trusties siano bravi anche nelle sezioni più melodiche, dove assoli “distesi” e soavi arpeggi si perdono in lontane, impalpabili dimensioni.

I Trusties si divertono a giocare con tutto, con le parole, con i suoni, con lo stravolgere e il rigirare. Idee, così come riff. Dando sfogo alle proprie passioni. Senza volere a tutti i costi ridefinire le coordinate di uno stile e senza per forza inventare qualcosa di nuovo ad ogni cambio di tempo. Lavoro davvero interessante per un disco autoprodotto. Per gli amanti del genere, un’ottima opportunità.

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