Ecco tra le mie mani un nuovo promo che si rivela sin dal suo primo ascolto assolutamente inutile. Mi rammarica iniziare in questa maniera la mia recensione, soprattutto se la band in oggetto proviene dall’Italia, ma purtroppo gli undici pezzi presenti nel debut dei Soulblaze risultano anonimi e privi di quella scintilla necessaria a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore. È sempre un dispiacere per me dover “bocciare” un disco, ma a tutto c’è un limite.
I pezzi presenti in “Soulblaze” affondano le proprie radici nello speed più tirato e veloce, tipico di una decina di anni fa, risultando privi di quelle contaminazioni power metal con le quali i gruppi sono soliti impreziosire i pezzi dei propri dischi, forse per variare un po’ l’andamento delle canzoni. Nonostante la bravura tecnica che caratterizza i componenti della band in oggetto, i brani scorrono via senza trasmettermi alcun tipo di emozione o feeling. Al termine dell’ascolto quello che mi rimane è il lontano eco di una doppia cassa frulla tutto che non molla per un solo attimo di percuotere i miei poveri timpani, unita a una rapidissima chitarra che macina riff ultra veloci, assolutamente anonimi, privi di mordente e tutti uguali l’uno con l’altro tanto che in molte occasioni non mi rendo conto del passaggio tra una traccia e l’altra. Con questo non voglio denigrare il lavoro di Cesare Rizzo, alla sei corde, il quale si dimostra tecnicamente preparato anche sotto il punto di vista dei solos, ma purtroppo la poca varietà di ritmiche e riff dopo un po’ risulta davvero restrittiva e rende l’ascolto dell’album piuttosto noioso. A risollevare le sorti di questo debut non basta neanche la presenza dietro al microfono di Wild Steel (famosa ugola italiana e leader degli Shadows of Steel) che si muove attraverso linee melodiche piuttosto lineari e semplici, limitando al minimo gli inconfondibili acuti che l’hanno reso famoso. A ogni modo ci sono alcuni brani degni di nota e di attenzione come la velocissima opener “Resurrection” e l’epica “Lady Hawk” seguite da “Losing my soul” in cui s’intravede qualche timido cambio di tempo, e “Winged Heart” che mi ha fatto sperare di essere di fronte a un lento davvero niente male – speranza poi svanita dopo alcuni minuti.
Insomma, mi spiace davvero tanto, ma a mio avviso i Soulblaze sono rimandati. Se avete apprezzato i lavori precedenti di Wild Steel e gradite lo speed allora provate a dare un ascolto a “Soulblaze” altrimenti orientate i vostri acquisti verso altre releases.