Graditissimo ritorno questo degli Shaman… ops scusate Shaaman. Il cambio di nome con l’aggiunta di una A è stato dettato dal fatto che esisteva già un gruppo con quel nome, fregando gli ex-Angra.
Era infatti già da un po’ di tempo che mi chiedevo cosa stessero combinando Matos e soci. Da parecchio non si facevano sentire, non c’erano grosse notizie su di loro. Zitti zitti, i quattro brasiliani fanno uscire questo nuovo “Reason” a ben tre anni di distanza dal precedente “Ritual”, album che seppure apprezzabile perdeva il confronto con gli ultimi album del loro ex-gruppo.

Devo dire la verità, mi aspettavo ben poco dal secondo album. Sarà stata questa mia scarsa aspettativa o proprio il valore delle canzoni ad avermi fatto apprezzare “Reason”. E sì, perchè sono rimasto non poco spiazzato dalle dieci tracce ascoltate.
La prima cosa che subito viene messa in mostra è il radicale indurimento generale delle composizioni, a tratti thrash a tratti speed, ma sempre con un forte sapore power. Il progressive qui è veramente risicato e le orchestrazioni sono appena accennate, seppur messe in bella mostra.
Tutto questo impatto sonoro però avrebbe stonato parecchio con i vocalizzi in falsetto di Matos. E arriviamo alla seconda cosa importante di questo disco: l’indurimento della voce di Matos. Vengono eliminati i falsetti dell’ex ugola d’oro degli Angra, ormai divenuti alquanto fastidiosi diciamoci la verità, preferendo un cantato grintoso e arrabbiato, in linea col “sound” dell’album. Per capirci, Matos canta come già aveva fatto in passato, in particolare per la cover di Painkiller, ma se in precedenza si limitava ad alcuni momenti di aggressività, in “Reason” l’album ne è infarcito.
Nonostante l’aggressività musicale e vocale riversate in “Turn Away”, nella stupenda “Rough Stone” (in cui aleggia prepotentemente il primo periodo del precedente gruppo di Matos, Mariutti e Confesori), in “Iron Soul” e in “Born To Be”, la melodia ha sempre un ruolo fondamentale.
Di ballate Matos non ne può mai fare a meno; ed infatti troviamo “Reason” e “Trail Of Tears” con un ispiratissimo Matos. E’ stato un vero e proprio piacere sentirlo cantare pulito e naturale, senza forzature di sorta.

In “Reason” non ci sono grossi virtuosismi, anzi quasi nessuno, ma l’album scorre con tranquillità e con alcune punte di eccellenza come “Scarred Forever”, anche se Matos sembra scopiazzare troppo Tobias Sammet, “Turn Away” e “More”.
Credo che questo nuovo lavoro segni un ottimo punto di partenza per gli Shaaman per conquistarsi nuovi fan e riprenderne qualcuno perso nell’abbandono dei tre fuggiaschi dagli Angra.
Un buono lavoro, di sicuro valore.

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