SevenGates: perfetti sconosciuti a me fino ad oggi (un demo e questo debut album all’attivo) e sarebbe stato un vero peccato che tali rimanessero.
Come avrete letto, in alto a sinistra tra le informazioni, il gruppo ci
propone un power/symphonic di ottima fattura. Prepariamo la ricetta: Prendiamo un po’ di virtuosismi chitarristici e tastieristici e aggiungiamoci le progressioni degli Angra.
Condiamo il tutto con l’orecchiabilità dei Sonata Arctica e le atmosfere dei Rhapsody; completiamo con una buona dose di originalità e avremo questi
SevenGates.
Il gruppo è andato a incidere per un’etichetta brasiliana, forse perchè le etichette europee hanno già in scuderia gruppi power? La Megahard, comunque, non poteva fare
aquisto migliore. I sei ragazzi sono tutti molto bravi. In particolare cantante, chitarrista e tastierista sono spettacolari.
L’album inizia con l’ormai solito intro decisamente trascurabile. Come da copione parte subito velocissima “Forever With Me” per poi mantenersi su ritmi più pacati.
Come per “Prisoner in Your Mind”, ispiratissima ai Sonata Arctica insieme a “Mysterious Gods”, sarà difficilissimo dimenticare il ritornello costruito in modo
molto efficace. Assoli e tastiere molto ispirate ai Rhapsody ma… con una complessità molto superiore.
Ancora più tirata è “Shadows…” in cui gli assoli di chitarra e di tastiera vengono messi notevolmente in risalto, osando direi come fanno i Dream Theater.
L’apice compositivo si raggiunge con la strumentale “Battle Of Britain 1940 – Spitfires Crossing”, canzone potente e nello stesso tempo molto d’atmosfera
in cui la tastiera viene resa, negli assoli, quasi psichedelica, seguita dalla splendida “On The Moon”. Quest’ultima è “molto semplice”: piano e voce. E non ve la voglio descrivere
per evitare di togliervi tutta l’emozione che può suscitarvi.
Stacco netto, forse eccessivo, con “Lords Of The Night”. Se la precedente vi rilasserà, questa sarà una vera e propria mazzata nei denti, come non si sentiva da tempo,
in cui Federico Puleri sembra quasi Kiske del periodo d’oro.
Ha un vago sapore Rainbowiano, invece, “Lament Of The Sins” il cui finale sembra preso pari pari dal primo capitolo di Avantasia.
Conclude l’album “Unreality”; veloce e potente. Una classica canzone speed con delle ottime orchestrazioni e assolo di tastiera alla Labyrinth.

Nel promo in mio possesso è presente una simpaticissima bonus track. Inizia con un bel ruttino! E via con un Metal ‘n’ Roll a mio avviso bellissimo,
anche se non c’entra niente con quanto proposto
con le precedenti canzoni. Ma è una bonus è quindi li scuso volentieri, anche perchè almeno è una vera chicca così e non una semplice canzone in più. Qui il cantante si diverte con acuti uno di seguito all’altro.

Che dire di più? Un disco che vale la spesa per tutti gli amanti del genere. .. Coloro che invece lo odiano continueranno ad odiarlo… e peggio per loro.

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