Quarto disco per i The Storyteller. La band continua a sfornare albums ogni volta sempre più belli ed interessanti. Come al solito la proposta musicale degli svedesi non presenta nulla d’innovativo, tuttavia le melodie mai banali, gli ottimi riff di chitarra e un tipo di cantato che cerca di allontanarsi dai soliti “urlatori” power metal riescono a rendere “Underworld” un album interessante. L’amore per il medioevo, così caro a L-G Persson, cantante della band, fa capolino in dosi massicce attraverso le note d’ogni brano di questa nuova release in particolar modo nella splendida “The fiddler”, e nell’acustica “Your time has come”. Ogni brano si sviluppa su riff di chitarra vincenti che non c’impiegano davvero molto a piazzarsi in testa e a far battere il piede per terra; continui cambi di tempo rendono le canzoni ancora più interessanti e la scelta di non creare nove composizioni sparatissime si rivela sicuramente vincente, permettendo all’ascoltatore di rilassarsi un po’ tra un pezzo e l’altro grazie ad inserti acustici e parti più cadenzate. I ritornelli d’ogni singolo pezzo sono impreziositi da cori d’ottima fattura che ben si sposano con il cantato tirato ed aggressivo di Persson: la splendida “Beauty is the beast” si rivela come uno dei migliori episodi presenti su questa nuova release, così come capita per la velocissima “Eyes of the dead” che segue l’opener “Changeling”, caratterizzata da un serrato riffing di chitarra unito ad una linea melodica d’ottimo gusto, e per la titletrack stessa che con il suo incedere maestoso e lento, grazie anche ad un basso “vivo” e pulsante si dimostra una canzone d’impatto e d’effetto. Piuttosto banale invece si rivela la conclusiva “Shine On”, mentre “Watcher in the deep” con la sua cavalcata tritasassi mi ricorda gli Iced Earth più tirati ed aggressivi. Chiude l’album una “Ace of spades” (Motorhead) realizzata in maniera davvero stupefacente!
Un buon ritorno per i Cantastorie svedesi che si dimostrano ancora una volta capaci di creare canzoni interessanti che riescono ad ingabbiare l’ascoltatore e ad interessarlo per tutta la durata del disco. Se vi sono piaciute le precedenti release dei The Storyteller, “Underworld” non vi deluderà per niente.