“Into the Black”. Un titolo rappresentativo dell’umore generale di questo nuovo album solista di Richie Kotzen, uno dei chitarristi/compositori più talentuosi (e sottovalutati) della scena musicale odierna. Pur mantenendo sommariamente quelle che sono le caratteristiche di una buona fetta dei lavori del comunque poliedrico Richie, ovvero un chitarrismo virtuoso ma al completo servizio di canzoni melodiche e dalle forti influenze blues, pop e soul, “Into the Black” introduce un mood insolitamente amaro e disilluso.
La crudezza del testo dell’iniziale “You Can’t Save Me” stride con la grande melodia del chorus, creando un contrasto inizialmente spiazzante, ma in ultimo decisamente vincente: un chiaroscuro che si ripresenta anche nella seguente, meno riuscita “Misunderstood”, sublimandosi poi nella fascinosa (e vagamente “grungy”) ballata “Fear”.
L’atmosfera non dissimile che regna anche nella rilassata “Doin’ What the Devil Says to Do”, ricca di ottimi fill di chitarra, dimostra che laddove il chitarrista americano non cerca di andare sopra le righe, i risultati sono sempre entusiasmanti, così come ad esempio anche nella dolcissima “My Angel”, un brano degno dei tuttora insuperati “What If…” e “Break it All Down”.
Quando invece Kotzen pare voler calcare un po’ la mano, troviamo l’incerta “The Shadow”, il prepotente ma statico ritornello di “Sacred Ground” o la acustica ma un po’ insipida “Livin’ in Bliss”: brani tutt’altro che brutti, a maggior ragione se confrontati con la media delle altre uscite discografiche, ma di certo non fra i migliori del suo songbook.
L’incedere funky della disincantata “Your Lies” ed la fenomenale chitarra della travolgente “Till You Put Me Down” ci ricordano, tuttavia, che stiamo parlando di un musicista assolutamente fuori dall’ordinario, che a soli 36 anni vanta già più di 20 album alle spalle (fra band, progetti e carriera solista), tutti per giunta di grande qualità: “Into the Black” non fa eccezione, dimostrandosi nell’insieme un album valido, ricco di spunti brillanti e con almeno un paio di brani che sono fra i più belli ascoltati in questo 2006.

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