“Nihil” degli svizzeri Nucleus Torn è un album che ha richiesto 3 anni di lavoro e che è stato inizialmente distribuito in 500 copie realizzate dalla band, subito esaurite. Visto l’interesse riscontrato, la Prophecy ha preso il gruppo sotto la sua ala protettiva ed ha ristampato il disco, che ora è nelle mie mani. “Nihil” è decisamente un lavoro interessante, ancora un po’ immaturo probabilmente, ma comunque già capace di attirare la mia attenzione. Le sue canzoni contengono molte cose, nei vari brani si possono trovare elementi folk, dark, metal, prog, ambient ed altro ancora, la varietà è forse fin troppa, anche se le atmosfere acustiche sembrano essere l’elemento che accomuna le varie composizioni. Il disco si apre con “Glass Spirit”, una brano che definirei come un qualcosa che si colloca a metà strada tra una canzone di Natale cantata da Dolores O’Riordan ed un brano dei Blackmore’s Night, il risultato è davvero ammaliante e degno di nota. Cambia subito registro la successiva “Traveller’s Rest”, brano che alterna momenti atmosferici ed “elegiaci” a parti più distorte e metalliche, il tutto in un’ottica un po’ prog e un po’ Burtoniana (certi momenti ci sarebbero stati benissimo in “Nightmare Before Christmas”). “Night’s Grace” è invece un breve intermezzo pianistico dal sapore un po’ classicheggiante che mi ha fatto pensare agli accompagnamenti musicali suonati al pianoforte che venivano eseguiti per accompagnare i film muti. “Summer Bled” varia molto le atmosfere, essendo un pezzo più pesante e distorto di quanto sentito finora (ci si possono trovare addirittura degli elementi shoegaze che sembrano usciti da un disco dei My Bloody Valentine) che mi ricorda certo avantgarde scandinavo (The Soundbyte su tutti, probabilmente per i momenti shoegaze), le sue atmosfere sono inquiete e nevrotiche e contrastano con la generale tranquillità di quanto sentito precedentemente. “Close” è una specie di nenia un po’ funerea, poco meno di un minuto e mezzo di solo cantato. La successiva “The Sunclad” è invece una bella composizione dalle atmosfere neoclassicheggianti e bucoliche che porta a “Peregrina Sublime”, il brano che chiude il disco. Quest’ultimo pezzo con i suoi momenti “energici” fa decisamente da contraltare al precedente e mi ha ricordato un po’ gli Agalloch, per via della sua particolare miscela di parti acustiche ed elettriche e per la sua capacità di risultare in qualche maniera “folkeggiante” anche in un contesto non sempre “tranquillo”.

Insomma, come avrete notato “Nihil” è un disco davvero molto vario, e questo è forse il suo difetto principale insieme alla brevità del disco (alla fine, tolti i due intermezzi, i brani veri e propri sono solo 5), tuttavia ho deciso di assegnare un 4/5 perchè nonostante abbia la sensazione che la band debba ancora maturare già il risultato ottenuto mi ha catturato non poco. Mi attendo grandi cose in futuro da questi ragazzi, per il momento se vi ho incuriositi vi suggerisco di dare un’ascoltata a questo disco, oltretutto il periodo dell’anno è anche quello giusto.

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