Dovessi dare un giudizio ai Memories Lab solo per gli intenti, sarebbe un dieci e lode. Proporre un genere come il metal progressive, di per sé poco vendibile, partendo dal Sud Italia, è una sfida che richiede costanza e devozione a livelli non comuni.
Il primo disco di questi cinque messinesi, già attivi in passato come cover band dei Dream Theater, mostra una band che non vuole esclusivamente concentrarsi sull’aspetto meramente tecnico-esecutivo, ma trasmettere messaggi, disegnare paesaggi, raccontare emozioni in maniera assolutamente autentica.
Diciamolo subito: la musica dei Memories Lab non è di facile assimilazione, neanche per il sottoscritto che pure il prog lo mastica da un po’ di anni. Sono serviti molti ascolti per inquadrare il disco in tutta la sua interezza, un concept di dieci pezzi, tre momenti e cinquanta minuti di durata, incentrato su un ipotetico percorso di redenzione fisica e mentale del protagonista.
Punto di inizio di questo viaggio è l’iniziale, bellissima Epilogue (a new beginning), pezzo epico e oscuro nello stile dei Queensryche di Promised Land, uno di quei brani che fanno subito centro. Le tracce, non particolarmente lunghe, si succedono secondo classici patterns prog metal sulla scia dei grandi nomi, quì rielaborati con grande personalità e tecnica sopraffina; final day, the iron bridge, I decided to walk sono autentici gioiellini di prog moderno, giocano sui contrasti fra pulito e aggressivo, atmosfere rarefatte e soluzioni vicine al thrash, mantenendo comunque quel mood di fondo che mi piace definire macabro, e che rimanda ai migliori Pain Of Salvation.
A chiudere il cerchio l’immancabile power ballad, la splendida Serendipity, dall’incedere solenne, che spicca per il suo malinconico giro di pianoforte e l’ottimo assolo centrale. Lecito aspettarsi, come da pronostico, una band tecnicamente su livelli altissimi; il lavoro di produzione, curato nientemeno che da Jens Ogren (Paradise Lost, Opeth, Katatonia, Soilwork) fa il resto. Un disco estremamente complesso quindi nella struttura e nei contenuti, ma non per questo scontato o infarcito di inutili virtuosismi; gli amanti del metal progressivo, ma anche non, si gettino a capofitto su questo CD. Un disco che non può e non deve assolutamente essere ignorato. Dieci e lode.

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