Nati nella seconda metà degli anni ’80, i polacchi Magnus erano del tutto scomparsi all’indomani dell’uscita di “Alcoholic Suicide”, nel 1994. Evidentemente la band si è fatta coinvolgere dalla moda delle reunion e quindi dopo ben 16 anni Rob Bandit e soci hanno deciso di tornare in pista con un lavoro nuovo di zecca. La domanda che mi vien spontanea era se c’era davvero bisogno di un loro ritorno. Sinceramente non credo che il popolo metal sentisse la mancanza di questi ragazzotti polacchi, ma bisogna ammettere che il loro nuovo album “Acceptance Of Death”, pur non essendo un capolavoro, è un lavoro molto godibile nella sua interezza. I Magnus non sono una band che ama sperimentare, non sono una band a cui piace stupire con effetti speciali. Già dalla copertina, con il buon Rob tutto agghindato con borchie e espressione truce, la band ci fa capire che, anche a livello di immagine, sono rimasti agli anni ottanta e la loro musica non è da meno, thrash/death feroce e ancorato fedelmente al sound old school degli anni ottanta, anche se come potrete immaginare, la produzione più pulita dona all’album un senso di “ modernizzazione”, ma le concessioni al moderno finiscono lì. Il sound dei nostri è di quello genuino e primordiale, le similitudini con i brasiliani Sarcofago e soprattutto con i primi lavori dei loro connazionali Vader saltano subito all’occhio, la voce di Rob è veramente molto simile a quella di Peter. L’album è improntato su alte velocità e su di un riffing serrato a cui si aggiungono i soli di chitarra di chiara estrazione thrash. L’ascolto dell’album fila via liscio e senza intoppi, ma anche senza veri e propri picchi qualitativi. In poche parole “Acceptance Of Death” è un album che non lascia veramente un segno indelebile, ma che potrebbe dare qualche momento di gioia agli affezionati delle vecchie sonorità.