Il nuovo disco dei Kataklysm è uscito da poco, ed il simpatico cantante italo/canadese Maurizio Iacono si è intrattenuto con me per un interessante scambio di battute sia sulla band con progetti futuri e presenti, che su argomenti di più ampio respiro come lo scottante tema politico americano. L’uomo che ho di fronte è un loquace comunicatore, uno che è orgoglioso di quello che fa e, soprattutto delle sue origini italiane (l’intervista si è svolta completamente nella nostra lingua), tanto da mettere in piedi anche un progetto sulla storia di Roma, cioè gli Ex Deo di cui avete già avuto modo di leggere nell’intervista a loro dedicata. A voi le parole di Maurizio.

Ciao Maurizio, partiamo subito in quarta parlando del nuovo album dei Kataklysm: puoi presentarlo ai nostri lettori?
Ciao Andrea, il titolo del nuovo disco è “Heaven’s Venom” ed ancora una volta ho voluto inserire un messaggio al suo interno, cioè che anche nel concetto di paradiso c’è un rovescio della medaglia, un qualcosa di negativo. È un concetto che sta alla base dell’equilibrio di una vita normale: ci vuole un lato negativo anche nel positivo. Si tratta di un disco molto aggressivo e personale, forse il più personale che abbiamo fatto nella nostra carriera e scaturisce da un periodo molto complicato per il gruppo. Abbiamo passato due anni molto difficili nelle nostre vite, con alcuni di noi che hanno divorziato, me compreso con un figlio di sei anni ed ora non lo vedrò più crescere nello stesso modo. Io vedo la famiglia alla maniera italiana, quindi per me è una cosa importante e dieci anni fa non si sentiva parlare tanto spesso di divorzio, mentre adesso è diventato quasi di moda anche da queste parti.
Nel disco è presente un brano che si chiama “Numb And Intoxicated” che ho scritto alle 5 del mattino, distrutto e provato dagli eventi, ed ho voluto tenere il testo esattamente così, senza modificarlo perché in quel momento sentivo quelle sensazioni, quelle emozioni e le volevo esprimere così com’erano. In ogni caso adesso va meglio, siamo di nuovo uniti come band e me ne frego se le riviste valuteranno il disco con dei votacci, per noi è un lavoro da 10 soprattutto per quello che significa. Come sound è un misto tra “In The Arms Of Devastation” e “Shadows And Dust”, ma più in-your-face.

Nel 2012 la band compirà 20 anni. State pensando a qualcosa di particolare per festeggiare questo anniversario?
Si, faremo un Dvd come credo sia normale in queste occasioni. Ne abbiamo già fatto uno, “Live In Deutschland – The Devastation Begins”, che è stato molto importante per noi, ed il prossimo sarà il secondo. In esso ci sarà un documentario che coprirà tutta la nostra carriera con un’intervista anche col nostro primo cantante di cui nessuno ha più sentito parlare dal 1996. C’è molta gente che vuole sapere cos’è successo e lui dirà la sua versione. Oltre a questo ci sarà un Best-Of con tutte le canzoni dei Kataklysm che la gente ha votato come sue preferite ed in più una maglietta, il tutto ad un prezzo preferibilmente basso per tutti. Questo per noi è un ringraziamento nei confronti dei nostri fan.

Nel 1998 diventasti il nuovo frontman della band, mentre prima eri il bassista. Come mai optaste per questa soluzione?
In quegli anni il cantante era molto popolare come figura dei Kataklysm, così quando è stato il momento di sceglierne uno nuovo, abbiamo dovuto tener conto che, a quei tempi, se cambiavi cantante per la gente eri finito. Così abbiamo pensato che, essendo già io parte del gruppo, sarebbe stato più semplice e sarei stato accettato meglio che non un membro esterno e comunque nuovo. È stata una soluzione che ha richiesto tempo per avere la fiducia dei fan, ma alla fine è andata bene, siamo stati fortunati.

Con i Kataklysm hai suonato sul palco di Collegno l’anno scorso con Death Angel e Keep Of Kalessin (l’intervista si è svolta nel corso dell’edizione 2010 del Gods Of Metal, appunto tenutasi in quel di Collegno, nda). Cosa ricordi di quella data?
Per me è stata una bella serata, anche se non c’erano moltissime persone, ma quelle presenti sono state molto calorose nei nostri confronti. Purtroppo avevamo avuto dei problemi tecnici durante il soundcheck, probabilmente di elettricità, per cui ci siamo dovuti un po’ arrangiare con quello che eravamo riusciti a fare fino a quel momento.

La scena metal canadese sembra proprio vivere un momento d’oro con l’incredibile successo degli Anvil, l’ultimo stupendo disco degli Annihilator e molte altre band come i Cryptopsy e la vostra. Che cosa ne pensi della scena canadese e quali band ti sentiresti di raccomandare ai nostri lettori?
Per me è una scena che ha sempre visto alti e bassi. I Cryptopsy stanno provando a fare un nuovo disco, i Despised Icon non esistono più, mentre mi piace moltissimo un nuovo gruppo, gli Augury. Li ho portati io alla Nuclear Blast, sono una band molto tecnica ed estremamente capace. Poi mi piacciono anche i Necronomicon che fanno una musica simile come genere ai Behemoth, i Quo Vadis che suonano death metal melodico sul modello scandinavo. Sono però gruppi ancora piccoli, non riesco ancora a vedere quella band che uscirà fuori e farà il botto. In questo momento è una scena che sta cambiando con tutto questo deathcore, tipo i Whitechapel, con ragazzi coi capelli corti e roba così. Non ho nessun problema con il deathcore, ma io vengo dalla vecchia scuola e mi piace il metal un po’ pesante, mentre questo nuovo stile non mi piace un granché, anche se ci sono buoni gruppi.

Da un po’ di tempo tu vivi a Chicago, quindi hai una visione della realtà statunitense dall’interno. U.S.A. e Canada sono molto simili dal punto di vista legislativo e storico, eppure le differenze di costume sono enormi. Come te lo spieghi?
Il Canada è un sistema sociale basato sull’uguaglianza: tutti sono uguali e se guadagni più di 50000 dollari all’anno ti tolgono tutti i soldi con le tasse. Negli Stati Uniti c’è molta più differenza tra ricchi e poveri, ma ci sono più opportunità: se tu hai un’idea, ci credi e sei bravo in quello che fai, la gente ti ascolta ed è pronta ad investire su di te. L’esempio della nostra band è lampante: da quando mi sono trasferito negli U.S.A. sette anni fa, il gruppo è diventato molto più grande, più famoso.
Il riferimento in questo senso alla storia di Roma è palese, quando vai in America, diventi orgoglioso di essere americano. Se ti fai un giro da quelle parti, vedi bandiere a stelle e strisce ovunque e quand’è ora di celebrare la festa nazionale è tutto chiuso e tutti sono a bere e mangiare. Se non si è fieri del proprio Paese, esso non potrà mai essere unito.
Il Canada è un Paese enorme, ma conta solo 50 milioni di abitanti, quindi pochi. Però rappresenta il futuro perché, il giorno in cui ci sarà talmente tanto sovraffollamento altrove, quello sarà uno dei posti dove andare. È un Paese stupendo, uno dei polmoni della Terra con foreste immense e montagne bellissime, se non ci sei mai stato, vacci perché ne vale la pena. A livello politico, come ti dicevo prima, non mi piace molto il fatto che tutti vengano considerati uguali. Perché un medico che ha lavorato tutta la vita per ottenere qualcosa deve lasciare il Canada perché negli Stati Uniti lo pagano 50000 dollari in più all’anno per fare lo stesso lavoro? Personalmente non mi piace pagare molte tasse, mentre lo Stato canadese ne richiede molte: il 15% se hai un reddito inferiore ai 100 mila dollari, il 40% se è superior. Tutto questo andrebbe anche bene se poi le cose funzionassero, ma ci sono tantissimi malati di cancro che devono aspettare anche 3 mesi per poter accedere alle cure. La cosa positiva è che è libero, mentre altri posti tipo l’Afghanistan non lo sono. Ecco, quello è un aspetto molto importante, perché se non sei libero, non puoi nemmeno vivere.

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