Ladies and gentlement, ciò che mi appresto a fare è raccontare la nascita di un mito. Nei primi anni ’70 infatti, quando il Glam Rock permeava l’aria rarefatta dei bar europei ed americani ed alcune band come i New York Dolls, The Planets e The Harlots Of 42nd Street dominavano la scena con la loro immagine da Drag Queen ed i loro tacchi alti, quattro ragazzi lavoravano nell’ombra per dare luce ad uno dei loro sogni: “Dominare il mondo”. Fu proprio questo infatti che spinse il bassista Gene Simmons ed il chitarrista Paul Stanley (entrambi ex membri dei Wicked Lester) a reclutare il batterista Peter Criss ed il secondo chitarrista Ace Frehley. L’idea musicale che il gruppo voleva proporre era musica Rock spaccaossa suonata a volumi infernali miscelata con una presenza scenica fenomenale capace di cementarsi come un tarlo nella memoria dei presenti. A tale scopo i quattro decisero di darsi un’aria che avesse del soprannaturale: Ace Frehley divenne lo “Spaceman dalla faccia lampeggiante”, Peter assunse l’identità del “Gatto”, Paul Stanley quella dell’ “Ultima Rockstar” ed infine Gene Simmons decise di essere un “Demone sputasangue dal fiato infuocato”. Cari amici, in quel momento i Kiss erano sorti dal nulla, il mito aveva preso forma. Il gruppo decise quindi di entrare in studio per produrre l’album di debutto che, nell’idea del gruppo, doveva provocare un vero shock negli ascoltatori. E così fu. Il primo particolare che provocò sconcerto negli ascoltatori fu la copertina dell’album che ritraeva i quattro membri con i loro impressionanti Make-up e che provocò reazioni non sempre positive…molti critici li consideravano uno scherzo della musica, una vera “sola”. Ma si dovettero ben presto ricredere quando la band fece la sua prima apparizione televisiva per promuovere il primo singolo dell’album “Nothin’ To Lose”: da allora i Kiss significarono Business. Ma ora è tempo di parlare di questa piccola gemma che ogni ascoltatore deve possedere. Prima di tutto perchè segna l’inizio di un successo che è arrivato, seppur tra alti e bassi (ma ditemi un gruppo che non ne abbia avuti), sino ai giorni nostri. Poi perchè questo album contiene dei pezzi che sono delle vere e proprie “Pietre Miliari” del Glam Rock: Strutter, introdotta dalla batteria di Peter Criss che apre letteralmente la porta all’entrata delle chitarre di Frehley e Stanley ed al basso di Simmons; una vera scarica di adrenalina che colpirà come un fulmine l’incauto ascoltatore segnandolo per sempre; “Nothin’ To Lose”, altro pezzo spaccaossa, con un chorus che entra subito in testa e che sembra creato appositamente per essere urlato a squarciagola in sede live, “Firehouse” introdotta da quelle armi infernali che rispondono al nome di Ace Frehley e Paul Stanley, un pezzo che riuscì ad infiammare gli animi degli ascoltatori, fan della band e non, “Cold Gin” vero e proprio classico che ogni band di tributo ai Kiss esegue durante le proprie performance live, con il suo ritmo coinvolgente, pulsante e travolgente, una vera scarica di adrenalina, “Deuce”, altro pezzo che ha l’effetto devastante di una granata al napalm, con il suo ritmo indiavolato ed il suo chorus che entra subito in circolo quasi fosse una droga che provoca assuefazione immediata…la vera ciliegina sulla torta i Kiss la riservano per la chiusura: “Black Diamond”, un pezzo che definire stupendo è realmente limitativo, con il suo inizio melodico e quasi sussurato che poi lascia spazio alla violenza ed alla potenza che solo i Kiss riescono a sprigionare, grazie anche a dei chorus veramente micidiali ed ad una sezione ritmica veramente impressionante, come pezzo finale di questo piccolo capolavoro. Quando si ha tra le mani un album come questo, le parole possono divenire inutili è scontate: questo è un album da possedere, anche se ascoltate generi diversi. Perchè questo è l’album che ha dato inizio ad un pezzo della storia del rock. Questo è Kiss.

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