Direttamente da Winnipeg, Canada arriva il ciclone metallico targato Killstar, con il disco “Threshold” autoprodotto dal bassista Derek Dufresne, già noto come abile tatuatore.

Sin dalle prime note di “Until I Die” il sound riporta alla mente quello grezzo e diretto dei Motorhead mescolato a parti chitarristiche alla Zakk Wylde con una voce meno rauca rispetto a quella di Lemmy ma ad ogni modo graffiante, in più punti rafforzata da armonizzazioni. I riff sono incalzanti, la struttura dei brani non è particolarmente intricata, ma l’obiettivo della musica dei Killstar è per l’appunto quello di essere diretti arrivando subito al punto.

Tracce come “Rap Trap Baby” e “Supposed To Be” contengono parti più pacate ed arpeggiate, alternate ad altre più spedite, mentre in brani come “Of You And Me” e “Quicksand” il concetto è sempre quello di colpire duro. In “Off My Back” la batteria introduce un breve botta e risposta di chitarra che dà poi il via al riff portante; da segnalare inoltre la buona “See You”, contenente un assolo carico di energia.

Dopo aver supportato diverse band in tour come Quiet Riot, I Mother Earth e Sass Jordan tra i tanti, il gruppo porta all’inserimento nelle radio online dei brani “See You”, “Supposed To Be”, “Rap Trap Baby” e l’apparentemente più tranquilla “Only Love Remains”. Con questo debutto, i Killstar assicurano ai fan delle sonorità potenti e compatte un buon disco dai toni coinvolgenti ed allo stesso tempo melodici, come dimostra alla perfezione la traccia di chiusura “The Pain That Made You”.

Non sarà un capolavoro assoluto, ma è senza dubbio un ottimo disco, orecchiabile e ricco di energia.

 

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