Rock ‘N’ Roll Arena – Romagnano Sesia (No)
Ultimamente il Rock N’ Roll Arena di Romagnano Sesia non si sta risparmiando affatto in quanto a buoni concerti: VoivodHate EternalRotting Christ ed ora i Pestilence. Nomi estremi, fatti per un pubblico dal palato forte e che si compiace per una buona dose di tecnica messa a servizio di una brutalità mai fine a sé stessa, ma che comunque sono in grado di attirare un buon numero di persone. Così, in una sera di primavera, è il turno di una band olandese che ha, a suo modo, fatto la storia del thrash/death tecnico insieme a CynicAtheist ed ultimi Death. Tornato nei ranghi anche il funambolico bassista Jeroen Paul Thesseling, il quartetto si prepara a dar fuoco alle polveri in occasione di un tour che passa dall’Italia per due date (Roma e Romagnano Sesia).
Oltre agli olandesi, troviamo addirittura 4 band di supporto, tutte rigorosamente nostrane, a dar man forte per una serata all’insegna del metal visto da differenti angolazioni e prospettive.

TORQUEMADA
L’arduo compito di dar fuoco alle polveri è affidato ai Torquemada, band che gioca in casa e che dà fuoco alle polveri con un thrash metal fortemente influenzato dai Pantera. Ciò che contraddistingue parecchio questa band dalla folta schiera di cloni della formazione texana è il cantato del singer, piuttosto melodico anche se aspro ed urlato al contempo. Il tempo a disposizione è poco, ma il quintetto ce la mette tutta per far muovere il poco pubblico presente, il quale dal canto suo non ne vuole sapere e regala giusto qualche applauso di circostanza alla band.
Da sottolineare il fatto che, oltre ai Pestilence, i Torquemada saranno quelli che godranno dei suoni migliori della serata e che sono stati tra i pochi a non subire incidenti tecnici sul palco.

NAMELESS CRIME
Arriva il turno dei Nameless Crime, quintetto di Napoli che ha recentemente dato alle stampe quel piccolo capolavoro dal nome Modus Operandi. Problemi tecnici iniziali alla chitarra diMaddalena Bellini e suoni generalmente impastati non consentono al gruppo di portare a casa una prova degna di tale nome, nonostante un bagaglio di canzoni che definire vincenti è dir poco. Ciò che colpisce più di tutto è l’incredibile espressività, sia a livello vocale che di entertainer, del frontman Dario Guarino.
Tutto questo si sposa in un sound che non riesce ancora ad attirare le attenzioni del pubblico, effettivamente ancora ridotto a poche sparute unità, e che non risponde a dovere alle continue incitazioni della band, nonostante tutto abbastanza in palla. Alla fine dello show va detto che purtroppo le condizioni in cui hanno suonato i Nameless Crime non rendono affatto giustizia ad un gruppo di immenso valore che meriterebbe di attirare l’attenzione di molte più persone rispetto a quelle intervenute in quest’occasione.

1NE DAY
Problemi tecnici anche in occasione degli 1ne Day, quartetto del Friuli Venezia Giulia chiamato a dare impatto alla serata con il proprio metalcore fortemente influenzato anche da gente comePanteraDown ed anche Soulfly. Corpose dosi di colore coprono i corpi dei quattro musicisti, i quali ce la mettono veramente tutta per far saltare i presenti, ma complici i problemi citati poco fa, falliscono il loro scopo con il cantante Ote costretto ad abbandonare la chitarra per concentrarsi solo sulla voce.
In sostanza questo episodio ben rappresenta la performance degli autori di Capricorn, i quali mettono in campo un’ottima dose di groove, suffragata però da idee ancora leggermente confuse e messe in atto in maniera ancora un po’ immatura. Certo, come già detto il giudizio si basa su una prova pesantemente influenzata da suoni tutt’altro che ottimali, ma comunque si riesce a comprendere che la formazione friulana ha bisogno di smussare gli angoli della propria proposta in favore di un approccio più ragionato e personale.

RITUAL OF REBIRTH
Bordate di death metal melodico scaricate dagli amplificatori arrivano dritte alla platea, nel frattempo più numerosa, da parte dei Ritual Of Rebirth. Una band che non le manda certo a dire quella dei genovesi ed anche uno show che segna un miglioramento generale dell’acustica, che si stabilizzerà su livelli accettabili solo con gli headliner.
Il turno del quintetto inizia con intenzioni rigorosamente bellicose e riesce a smuovere finalmente qualche degno rappresentante della frangia “violenta” del pubblico, il quale risponde bene con meritatissimi applausi. Uno show senza sbavature, intenso e sentito da un gruppo che sa il fatto suo e che macina riff esplosivi con una facilità disarmante, tanto quanto il singer Ale Gorla vomita le sue liriche al veleno.
In sostanza il tempo a disposizione dei Ritual Of Rebirth viene occupato al meglio e la band raccoglie diversi consensi, soprattutto alla notizia della decisione di rendere disponibile l’ultimo album in download gratuito sul proprio sito ufficiale. Meritevoli di attenzione, i cinque lasciano le assi di Romagnano dopo aver raggiunto un ottimo risultato.

PESTILENCE
Ed ecco il momento tanto atteso degli headliner: i Pestilence. Chiuso il sipario, il quartetto olandese dà inizio alle danze con una brutalità ed una tecnica notevole, merito la prima delle chitarre a 8 corde sfoggiate da Patrick Mameli e dal collega Patrick Uterwijk, la seconda dell’immenso bassista Jeroen Paul Thesseling, un virtuoso dello strumento che non manca di incantare tutti quanti, nessuno escluso. Volendo poi essere rigorosi, il batterista Yuma Van Eekelen non ha brillato in mezzo ai suoi compari, pur essendo stato autore di una buona performance.
Dettagli tecnici a parte, ha fatto piacere constatare come la scaletta sia stata incentrata su tutta la produzione della band con predilezione per l’ultimo nato Doctrine e per lo storico Testimony Of The Ancients, ma va detto che tutto questo ha mostrato presto la corda. Il “merito” di ciò è da attribuire ad un Mameli decisamente poco ispirato, vocalmente parlando, e che ha regalato dei rantoli piuttosto che dei ruggiti veri e propri alla platea del Rock ‘N’ Roll Arena di Romagnano Sesia. In realtà di tutto questo sembra che il pubblico non se ne curi, ricoprendo di applausi i quattro olandesi.
Dopo un’ora e mezza di concerto, quindi, è ora dei saluti ed i membri del gruppo si rintanano dietro le quinte tra le lodi dei presenti, nonostante qualche sparuto caso di persone che avevano già avuto modo di vedere il gruppo al massimo del suo splendore e che si lamentavano della mancata forma della band.

Concludendo, l’appuntamento col death metal è passato anche verso proposte differenti per una serata variegata purtroppo riuscita a metà a causa dei notevoli problemi che hanno reso arduo il compito di molti gruppi. Non ci fossero stati questi incidenti si sarebbe potuto parlare di un appuntamento perfetto per cogliere appieno sfumature differenti di un genere musicale in continua ascesa. Resta l’amaro in bocca, appena usciti dal locale, e lo scambio di parole tra il sottoscritto e Jeroen Paul Thesseling conferma le impressioni che qualcosa si sia inceppato nel meccanismo rodato degli headliner. Staremo a vedere il futuro cosa riserverà ai Pestilence.