Ritornano i Kayser con un disco superbo, capace di far impallidire anche il fan più sfegato del thrash metal vecchia maniera! “Frame The World…Hang It On the Wall” è un album come non se ne sentiva da parecchio tempo, un disco che martella l’ascoltatore come solo un rullo compressore è in grado di fare. E d’altronde non potrebbe essere diversamente data l’esperienza che i nostri portano sulle spalle in quanto i Kayser non sono assolutamente dei novellini in campo metal, anzi sono volti ben conosciuti: la line up originaria era formata da Spice, (ex Spiritual Beggars), Mattias Svensson, (The defeaced) Bob Ruben, (ex Mushroom River Band) e Frederik Finnander. Purtroppo la formazione odierna non è più quella che aveva dato vita al primo album della band ma in ogni caso anche con qualche piccolo cambiamento il sound dei nostri non è assolutamente mutato.
Spice e soci, infatti, ci riversano in faccia tre quarti d’ora d’assoli vorticosi, di ritmiche violentissime e riff affilati come rasoi ma che lasciano tuttavia spazio anche alla melodia, a linee vocali dannatamente coinvolgenti ed ispirate e molto spesso a solos trascinanti.
L’album parte subito in maniera superlativa con “The cake” che mette in evidenza le doti compositive dei nostri con un ottimo riff che si piazza subito in testa ed un ritornello più cadenzato, anche se molto veloce e d’impatto, porta l’ascoltatore a dimenare la propria testa. L’impressione di star quindi ascoltando un grande album è confermata con il susseguirsi dei brani e alcuni di essi presentano un tiro molto slayeriano come già capita con la seconda “Lost in the mud” o con “Born into this” che alternano strofe pesantissime, fatte di riff indiavolati, con ritornelli più heavy metal ed orecchiabili. Ancora le due ottime “Evolution” e “Not dead…yet” sono tracce in sostanza perfette che miscelano parti aggressive a momenti più freschi ed emozionali presenti in quest’album in dosi piuttosto massicce, grazie anche all’uso frequente di hammond e tastiere che s’inseriscono prepotentemente all’interno delle canzoni come accade con “Jake”. L’ascolto del disco continua con un pezzo piuttosto lungo ed articolato come “Absence”, passando per il brano più corto ma più indiavolato di questo nuovo lavoro ovvero “Turn to grey”; ancora grandi hit con la strumentale e acustica “Fall” e la precedente “Everlasting” che a mio avviso si rivela come uno dei brani più riusciti di “Frame The World…Hang It On the Wall” grazie ad un riff dannatamente incalzante e 100% heavy metal.
“Frame The World…Hang It On the Wall” è un disco che potrà piacere a moltissime persone proprio grazie alla capacità della band di riuscire ad unire come se niente fosse generi e riff diversi tra loro. “Frame The World…Hang It On the Wall” è un album violento, ma al tempo stesso melodico, è un platter distruttivo ma anche dannatamente emozionante grazie al superbo lavoro realizzato soprattutto in fase solista dalle chitarre e dalle linee vocali di Spice, sempre accattivanti e vincenti. Da avere!