I Kamelot giungono al sesto album diventando una delle band di punta della Noise Records. Il gruppo ci propone il suo lavoro forse più complesso, infarcendo le undici canzoni con un intro e quattro interludi sapientemente inseriti nel contesto generale anche se non troppo belli.
Il gruppo ha fatto dei passi da gigante dall’acerbo disco d’esordio “Eternity”, in particolare dopo il cambio di cantante nella persona di un grandissimo Roy Khan (ex Conception) avvenuta nel terzo album “Siege Perilous”.
Ed è proprio Khan che ha reso il sound dei Kamelot così particolare, la sua voce infatti è magnetica, profonda e piena di sentimento e tutto l’album risente di questa influenza. Non è il tipico album power in cui tutte le canzoni sono sostenute con la doppia cassa a manetta, ma è un album il cui punto di forza è la melodia, ascoltate ad esempio la dolce e sognante “Wander”, anche se naturalmente non mancano i brani più tipicamente power, come nella velocissima e aggressiva “Farewell” o “Lost & Damned”, in cui per di più vengono inseriti momenti di musica, credo, gitana.
La componente sinfonica è una parte fondamentale del sound dei Kamelot in particolare in “Center Of The Universe”, scelta anche come singolo on line (con tanto di artwork scaricabile) per il sito della Noise, in cui l’agressività delle chitarre fa quasi solo da contorno, nonostante siano messe in maggior risalto rispetto le tastiere. Il vero capolavoro è secondo me la purpleiana, nel riff portante, “The Edge Of Paradise”.
Il titolo dell’album rende perfettamente l’idea dell’atmosfera di “A Feast For The Vain” seguita da “The Coldest Winter Night” suonata con chitarra acustica e percussioni, da cantare, come suggerisce il titolo della canzone, nella notte d’inverno più fredda accanto al caminetto per scaldarci.
Decisamene trascurabile è la brevissima “Helena’s Theme” cantata da una cantante lirica ma, forse per la brevità, risulta solo un fastidioso intermezzo seguita dalla non esaltante “The Mourning After”. Conclude l’album “III Ways To Epica” una canonica power song che risulta comunque efficace, veloce e aggressiva con un bel ritornello.

Insieme all’album dei Masterplan questo inzio di 2003 non poteva iniziare al meglio. Uno dei gruppi power più interessanti degli ultimi anni che continua a maturare album dopo album, senza fare passi falsi. Un album consigliatissimo. Imperdibile.

Scheda Redattore Stefano Muscariello

A proposito dell'autore

Post correlati