Credo che nessun appassionato di hard & heavy possa dire di non avere mai sentito parlare di Jeff Scott Soto, ed è per certi versi sorprendente che un cantante del suo calibro, che vanta una discografia davvero sterminata (se non ci credete fate un salto al sito ufficiale), iniziata ufficialmente col botto nel lontano 1984 con Yngwie Malmsteen e che lo ha visto alternarsi in tutti questi anni in molteplici gruppi e collaborazioni (Eyes, Takara, Talisman, Axel Rudi Pell e tanti altri), abbia inciso a suo nome solo un disco e per di più ben sette anni fa.
A bissare “Love Parade” (che è stato ristampato contemporaneamente a questo lavoro sempre dalla nostra Frontiers) arriva comunque adesso “Prism”, un album di undici tracce che oscillano dall’AOR all’hard rock melodico e che dimostrano inequivocabilmente come il prolifico Jeff non sia solo un cantante versatile e poliedrico ma anche un compositore/arrangiatore di tutto rispetto, che sa quello che vuole e come ottenerlo.
Bastano del resto pochi minuti dell’iniziale “Eyes Of Love” per rendersene conto: un brano fantastico (che lui dice di avere pensato e finito in un quarto d’ora circa), molto vicino alle sonorità dei primi Talisman, che vi impedirà volenti o nolenti di continuare ciò che eravate intenti a fare costringendovi a dimenarvi, fare assoli immaginari e tutto il repertorio possibile che scatena ogni brano esaltante: saltatela o non riuscirete ad andare avanti. Dopo l’omaggio alle vittime dell’attentato alle torri gemelle (“Heaven Knows”) e altre due buone tracce, soprattutto la sostenuta ballad “Don’t Wanna Say Goodbye”, arriva l’altra chicca del disco: un entusiasmante duetto con la voce del rock, Mr Glenn Hughes, in una superfunkeggiante “I Want To Take You Higher” cover di/degli Sly & The Family Stone, nella quale Soto si alterna con quel mostro sacro che tutti conosciamo, e nel campo preferito da quest’ultimo, senza nessuna soggezione e senza sfigurare minimamente: quasi cinque minuti da infarto. Giro di boa con la bella “Holding On”: ci aspettano ancora due “restauri”, “2 Late 4 Goodbye” utilizzata col nome di “2 Late” in “Taste of Heaven” dei Takara e “Till The End Of Time” apparsa come “Save My Life” in “Full Moon (The Lost Studio Sessions)” degli Eyes privi di Soto, qui riportate alla loro forma originale, e soprattutto una “How long” che gli amanti degli Extreme ameranno fin dal primo ascolto.
Accompagna il disco, come accade sempre più frequentemente negli ultimi tempi, la traccia video di “Eyes Of Love”, vero gioiellino di questa uscita.

In definitiva davvero un buon disco, senza passi falsi e con due strepitosi brani che spiccano decisamente su tutti, che verrà probabilmente apprezzato maggiormente dagli amanti dell’hard rock melodico e che se avesse contenuto delle tracce un po’ più energiche avrebbe forse raggiunto e soddisfatto un pubblico più ampio. Ma a me, e non sarò certo l’unico, sta più che bene così.

Vincenzo Buccafusca

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