Per recensire Genuine ci vorrebbero molte pagine, creando una sorta di recensione a racconto, trattandola come una favola, narrandola ad un pubblico che non può che rimanere a bocca spalancata e magari anche con una strisciolina di bava colante a lato. Oppure, posso sintetizzare la mia recensione sul loro lavoro, ed anche sul gruppo stesso, definendolo semplicemente … Favoloso.. ma favoloso in tutti i sensi, perché ascoltandoli, avremo la reale sensazione di esserci catapultati nel bel mezzo di un libro o di un film di fantascienza di quelli colossali, con scenografie imponenti e personaggi fantastici, che attraverso una morale ben determinata, dai valori e dalle tematiche importanti, ci educano musicalmente e magicamente all’interpretazione ed alla comprensione del messaggio. Gli Echotime prendono le redini di questi aspetti e ci guidano musicalmente ed emotivamente attraverso paesaggi fantascientifici alla Conan Doyle.
Ci sono troppi aspetti da analizzare, da raccontare, da descrivere, forse non nei minimi dettagli, ma bisogna prestare attenzione a questi italiani, che hanno portato e stanno portando, a mio modestissimo parere, la logic(il)logic Records / Andromeda Dischi a potersi vantare di avere promosso talenti come questi. Al di là dell’abilità esperta e grandiosa nel mixaggio, questi ragazzi dimostrano capacità molto notevoli sotto tutti gli aspetti. Faccio notare subito la piccola nota stonata di questo lavoro, ovvero la pronuncia inglese un attimino da ripassare, per poi concedermi in modo liberatorio, al racconto ed all’elogio del loro lavoro e della loro poliedricità, nonché duttilità impiegata in tutti i generi che raccolgono.
Che cos’è Genuine? Genuine è un concept album diviso in 4 parti o capitoli principali, le quali raccolgono al loro interno altre parti o più precisamente “atti musicali” : due track e due interlude che al loro interno vedono destreggiarsi abilmente generi come Prog, Opera Rock, Symphonic metal, Power metal, Pop e Industrial, che marcano e delineano così il tema concept e le immagini che rispecchiano la trama di Genuine. Se in the Cage, che è l’intro di “The Key, ovvero la prima delle 4 parti, riconosciamo l’impronta sontuosa da “cinematic prog metal” dove la sinfonicità si accarezza ad un prog per culminare in un heavy molto più duro e roccioso di non dubbia tecnica ed abilità. Proseguendo con le altre riconosciamo pure subito la gemellare somiglianza vocale del cantante con quella di Englund. La versatilità di Cangini la si capta subito da questa prima parte. In Show your Faces, ultima atto di The Key, i cori sinfonici suggellano le doti non così frequenti e adatte per definire questo album come un debutto …
In The Chaos, seconda parte, la presenza industrial si fa sentire molto di più con atmosfere più dure e apocalittiche, ma viene lievemente ammorbidita da assoli e riff abili ed incisivi. Cangini qui è un’ esplosione e una sorpresa.. a volte ti sembra di ascoltare Coverdale, a volte Udo per poi tornare al già citato Englund. Bisogna sempre fare un plauso molto energico agli interlude, che sino ad ora non hanno avuto quel famoso effetto “patacca” appiccicata lì, che invece in tanti altri album dei “grandi” io personalmente spesso ho trovato. Sono sempre inseriti come rilegature preziose fra i pezzi, permettendo fluidità e continuità che scivola perfettamente.
Siamo al terzo blocco, The Rising. Dopo il primo interlude, troviamo Echoes e qui mi soffermo sulla interpretazione del cantante che, nonostante l’estrema difficoltà del pezzo, ha dato prova di essere non solo intonato ma di essere davvero perfetto in ogni occasione ed evenienza musicale: l’elasticità con cui passa da un prog, piuttosto che un power per lanciarsi nel pop e ributtarsi nel rock simphonyc, è davvero mirabile. Sentire per credere! E la sensazione di Rising, di libertà, quindi di risollevamento e di fuga da quella prigione e situazione , attraverso la sua interpretazione ed attraverso la parte strumentale la si capta completamente, merito anche delle tastiere che contribuiscono a questo senso di leggerezza.
L’ultima parte, The Last Breath, si apre con un interlude per poi passare in Fragile Pantomime .. Ecco, qui rimango senza parole.. Sembra di essere dentro un musical adesso, dove il pathos con Daniel, il vero personaggio del loro concept, sembra uscire come un fumetto fuori dall’album, attraverso le note e tutti i suoi stati d’animo si vivono inesorabilmente in ogni sfumatura di chitarra, di basso, batteria e contorsioni vocali e questa sensazione la si vive fino alla fine dell’album.
Il trailer di Genuine è una sorta di animated movie che ci segnala già quali saranno le scene sonore
che ci faranno viaggiare al suo interno, scene talmente magiche ed attraenti, che creano non solo tridimensionalità, ma un coinvolgimento tale, da non volere o potere dare un voto, perché si è troppo presi a capire che cosa succederà dopo quella scena, o quali saranno le sorti del protagonista e dei personaggi …
Così, i veri protagonisti, alla fine dei conti, si scopre che siamo proprio noi.
Attraverso la loro interpretazione e bravura, gli Echotime ci fanno fiondare in un mondo che è (e sarà) inevitabile da sfuggire. E il vero incanto si compie nel momento in cui si tralasciano i veri obiettivi del concept, ovvero testimoniare attraverso le vicende narrate , quindi attraverso i testi e la musica, argomenti sempre attuali come vizio, disuguaglianza ed ipocrisia, per lasciarsi sedurre e abbandonare, ad album concluso, da questi apprendisti stregoni del suono(se mi è concesso il termine). E non hanno troppo da invidiare a Symphony x , Circus Maximum , Dream Theater, Dio o Pain of Salvation. Il fatto di rappresentarli come loro generatori o ispiratori, potrebbe farci stimare sempre di più i “grandi”, per avere avuto la capacità non solo di farci sognare in questi anni, ma di produrre eccellenti talenti come gli Echotime e elaborati e promettenti progetti ammirevoli come il loro Genuine.