Che botta, ragazzi. Una schietta, sincera legnata sui denti ‘sto live. Tenutosi all’Audiodrome (aka Fabrik, in cui il susseguirsi di gestioni e servizi negli anni ha fatto storcere il naso a molti), che ora sembra avere imboccato la strada verso un’ottima resa al cliente, questa data assume una valenza importante nel contesto della letam-live-situazione qui in Italia, e ora vi spiego un paio di perchè:
- l’organizzazione e il supporto delle booking agency non in veste di vampiri succhiasangue, ma nel giusto ruolo di curatori dell’evento ai fini di una perfetta riuscita dello stesso;
- la collaborazione tra le band, che può aiutare i gruppi a ricostruire quella solidarietà e lotta contro un sistema mangiasoldi ormai ahimè consolidatosi da tempo;
- la giusta promozione del concerto, anche attraverso iniziative che hanno messo in palio biglietti gratis, come contest e concorsi;
- a nessuna delle band facenti parte del bill della serata è stato imposto di iniziare il concerto a orari improponibili e a porte chiuse, come ormai troppo spesso accade.
Dato che questo è un live report, cito questi quattro punti, quelli a mio avviso più importanti, ma potrei elencarne altri. In caso qualcuno ne volesse, chieda pure tramite commento all’articolo.
I cancelli si aprono lievemente più tardi rispetto al previsto, ma nulla di trascendentale. E’ un must ormai, ovunque. Il che mi permette di andare a cercare qualcosa da mangiare, perchè so che ne avrò bisogno: stasera si salterà di brutto! Il pubblico comincia a disseinarsi per il locale, fino a condensare la propria presenza sotto il palco, per l’esibizione degli 5 STAR GRAVE, sestetto del Cuneese che sembra uscito da un remake in chiave moderna di Arancia Meccanica. Magliette insanguinate, maschere di scuola Jason Voorhees, hard rock dalle variegature thrash melodiche con sottese venature punkettuse per tutti! Spiccano in line-up il batterista degli Airborn e il cantante dei Disarmonia Mundi. Per chi non conoscesse la band, vivo è il mio consiglio di consultazione dei seguenti link
http://www.youtube.com/user/5StarGrave
Una dietro l’altra, sparano in faccia ai presenti alcune delle tracce del loro DRUGSTORE HELL, album uscito nel 2012 per la Teteshka Massacre Records:
- terminal bedroom
- death put a smile on my face
- daddy
- death times eleven
- lemmings
- boy A
- dead girls don’t say no
Rapido ed indolore il set change, che porta gli ENERGY OF THE ELEMENTS a calcare il palco dell’Audiodrome. Dediti al power metal sinfonico più classico che si possa immaginare, camicette pompose, fru fru e giacche rubate dal guardaroba di Robespierre, mi hanno fatto riflettere sulle mie posizioni riguardo a questo genere, un tempo uno dei miei prediletti, ultimamente da me accantonato per anacronismo e per la pesantezza delle composizioni. Questi ragazzi hanno messo a segno una performance limpida e assolutamente sui generis: nonostante la presenza dei canoni più blasonati del filone, sono riusciti a riproporli in chiave più snella e di facile fruizione, con assoli che non rimbambiscono, linee vocali atte a fare bella mostra delle doti del Balliano senior, senza sconfinare in ultrasuoni spiaggia-balene tipici di Morby, ma a volte ricordando un nonsochè di AlBanoCarrisico riconducibile a Fabio Lione. Di seguito, la loro setlist:
- time TO believe
- Episode
- I’m the message
- Never fall down
- Saint Michael
- Into the abyss within
- Rise of the sun
Ed ecco comparire on stage i veterani BEJELIT, prezzemolini dell’underground Italico, tanta grinta, energia a go-go, forti del loro sptupefacente affiatamento e dell’alchimia tra power, ritmiche al limite del power-thrash ed echi classicheggianti. Thumbs up per il loro show, sotto ogni punto di vista. Il quintetto di Arona dà fuoco alle polveri depositatesi sulle assi del palco dell’Audiodrome, ed il coinvolgimento del pubblico è totale. Eseguono
- the darkest hour
- fairy gate
- c4
- emerge
- we got the tragedy
- saint from beyond
- the haunter of the dark
- dancerous
- don’t know what you need
Dopo tre anni di assenza, i SOUND STORM tornano in scena nella propria città natale, in uno dei locali a loro più cari. Dopo frizzi, lazzi, ca**i e mazzi del Principe Philippe, che incita il folto pubblico dalla passarella sopraelevata del locale, ecco partire il sontuoso intro, il quintetto prendere il proprio posto on stage, e lo show avere inzio. Due minuti accanto ad una cassa per fare qualche scatto, ed ecco fatta la lisciatura permanente ai miei capelli. Grazie ragazzi, mi avete risparmiato una spesona! :-P Ma jokin’ aside, nonostante la laringite che affligge il cantante e la soprano, la performance è senza sbavature, l’ensemble si esprime ai massimi livelli, eseguendo una per una le seguenti canzoni:
- back to life
- wrath of the storm
- faraway
- bound to hell
- phantom of the opera
- the curse of the moon
- promises
- watching you fading
- blood of maiden
- lord of the blood
- Torquemada
quasi tutte tratte dal loro album “Immortalia”. E mannaggia a Lord of the Blood, che ha rischiato di farmi perdere le lenti a contatto a causa della consueta commozione che mi prende, ascoltandola.
Ottimo il dj-set tenutosi alla fine dei concerti, che ha permesso alla gente di ballare ed eliminare tossine, creando nel giro di 10 minuti una puzza come dopo un’ora di zumba dance. Ma, anche questo è metal, no? Torno a casa soddisfatta, per quanto ho visto, sentito e constatato. Mi rivolgo a tutte le band che hanno i piedi nel cemento a causa dei meccanismi inesorabili dell’attuale music-business: FUCK THE SYSTEM, ragazzi. “SI PUO’ FAREEEEEEEEEEE!” (Cit.).