Colony Club, Brescia – 27 febbraio 2014

E rieccoci al COLONY CLUB. A parte le quasi tre ore di macchina per raggiungerlo dalla terra dei giandujotti, devo dire che è sempre un piacere tornare in questo locale. Simpatia, cortesia e … tanti bei concerti! Il 27 Febbraio ci porta i DARK MOOR, local supporters HIGHLORD, WINTERAGE ed AVORAL. Anche se, a pensarci bene, per descrivere la serata, forse sarebbe d’uopo citare il buon Germano Mosconi e il suo celeberrimo “simpatia, cortesia e ***** ***”, comprate una vocale? Hooo già, sto per cominciare a scrivere uno dei miei report sfrangiaballe e superpolemico.

Aprono i meneghini AVORAL, già visti al Fillmore qualche tempo fa come local supporter per gli Haggard. La loro performance, ai tempi, non mi aveva entusiasmata. Fautori di un epic-power metal classicheggiante, a ‘sto giro sono molto più aggressivi e determinati.

picture credit epizumia@yahoo.it

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Pieni di voglia di fare, ci presentano in anteprima speciale il loro nuovo full length “War Is Not Over“. Il cantante dimostra di avere fatto progressi, il suo potenziale viene imbrigliato da una tecnica sicuramente più curata rispetto all’anno scorso ma… che dire ragazzi… intenzione, sentimento e impegno sono elementi che di sicuro sono stata in grado di scorgere. Tuttavia, in mezzo a quel groviglio di suoni, dove volumi ed eq a caso la facevano da padrone, vi dico la verità, ci ho capito una mazza. Dopo qualche scatto, ho provato a spostarmi qua e là per la sala, ma la sensazione di pastun non mi abbandonava, e anzi, gli sguardi dei musicisti mi davano conferma del fatto che dalle spie uscissero suoni inarticolati.

WINTERAGE. Loro proprio non li conoscevo. Porgo l’orecchio, e sebbene anche in questo caso i suoni non fossero il massimo, ne arguisco un power sinfonico dagli spiccati accenti irlandesi. Un elegante violino e una soprano impreziosiscono la loro formazione, che nonostante la giovine età si esibisce con abbastanza sicurezza, ma di tanto in tanto gli sguardi dei singoli membri si incrociano alla ricerca di orientamento.

picture credit epizumia@yahoo.it

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Forse dal palco capivano poco di quello che stavano suonando? Non sono particolarmente incline a questo genere di sonorità classicheggianti, tant’è che dopo qualche pezzo sono andata a curiosare tra i banchetti del merch dall’altra parte del locale… ma gli riconosco il merito di aver tenuto in piedi una performance in condizioni non ottimali.

HIGHLORD. Quelli che un tempo facevano power metal, ma che da due album a ‘sta parte ne hanno dismesso i fronzoli e, a seguito di radicale sgrassatura, si sono incattiviti un piccolopoco. Con loroaddirittura, in principio, partono degli strani fischi dalle casse.

picture credit epizumia@yahoo.it

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Delle tre band a supporto, sono senz’altro i più granitici, e quelli che a mio avviso hanno patito maggiormente il disagio recato da quelle che ormai si possono definire pessime condizioni acustiche. I ragazzi di tanto in tanto chiedono apertamente dei piccoli interventi da parte del fonico, ma senza risultato. Sted, il cui volto è gradualmente trasfigurato da lineamenti Mefistofelici e da disprezzo, finisce con lo spostare la spia col piede, portandola fronte cassa, onde così evitare la perforazione del timpano. La loro esperienza ed affiatamento li ha resi comunque capaci di mettere a segno una performance all’altezza dei loro standard.

DARK MOOR. Spagnoli di origine, ecco la band di Enrik Garcia esibirsi sul palco del COLONY. Mi guardo in giro e noto un piccolo, piccolissimo particolare: ‘ndo sta la gente???

picture credit epizumia@yahoo.it

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Faccio a botte con le note di First Lance of Spain, scatto qualche foto e seguo la medesima procedura del punto Avoral: vago raminga per la sala alla ricerca di un angoletto dal quale il concerto possa risultare piacevole alle mie orecchie. Ma ahimè, non trovo cantuccio che mi ospiti a tali condizioni. Il quartetto iberico segue tritando un pezzo dietro l’altro, non senza l’ausilio di basi preregistrate.Non li avevo mai visti dal vivo, e vi posso dire che si sono rivelati delle autentiche macchine da guerra. Purtroppo non ho potuto assistere all’intera esibizione perchè mi aspettavano diverse ore di macchina prima di raggiungere casa – e per la cronaca, ho aperto la porta della magione alle 3 e fischia. Mi spiace non potervi dire qualcosa in più, a livello di impressioni, a livello tecnico and so on, ma in mezzo a quel delirio di decibel non so darvi di meglio.

Tirando le somme:

– thumbs up per l’impegno del COLONY, che sta tenendo duro e si sta distinguendo tra gli altri club per i bill proposti al pubblico;

– thumbs up per le band, e ad ogni singolo membro di esse: spero vivamente che il mal di testa provocato dai volumi inaccettabili di ieri vi sia già passato;

– thumbs down per tutti quei sedicenti supporters del metal ai quali in settimana pesa il culo, manco fosse fatto di piombo in lega di titanio;

– thumbs down per il fonico, sono spiacente, ma a mio avviso avrebbe potuto fare il suo lavoro al posto di spippolare tutta la sera col telefonino.

E da Torino è tutto!

Cerea nè.

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