Accidenti a questi francesi! Presentarsi al grande pubblico con un album che ripercorre più o meno fedelmente le suggestioni già messe in atto da ensemble quali Porcupine Tree, Dream Theater e Anathema è rischioso, molto rischioso. Ovviamente tutte queste influenze bisogna reinterpretarle e condirle con una buona personalità, cosa che agli Wolfspring non manca, per fortuna. Melodia e tempi dispari si fondono alla perfezione in un insieme di suoni che fornisce una gran quantità di emozioni all’ascoltatore, perfino a quello più restio all’approccio melodico o progressivo. Certo, anche un disco come questo presenta il limite della quasi totalità dei dischi di settore, cioè grandi fughe strumentali e lunghi momenti atmosferici che, oltre a fornire varietà al sound, potrebbero rivelarsi noiosi per chi non ne è avvezzo.
In ogni caso “Wolfspring” è un lavoro dalle mille sfaccettature differenti, un diamante grezzo dalle facce ancora indefinite, ma terribilmente affascinanti e che non smette mai di stupire. Non fatevi disorientare dalla grandeur espressa nei solchi virtuali di questo dischetto, i Wolfspring hanno ben chiaro quali corde dell’animo andare a toccare e, soprattutto, non hanno paura di osare nel farlo. Tra un inevitabile richiamo ai Pink Floyd (la conclusiva “Our New Medieval World” riprende molto del gruppo inglese, dalle atmosfere di tastiere alla voce filtrata) fino ad uno ai Dream Theater più riflessivi (“Howling With The Banshee”, forse il brano più heavy del disco), la lunghezza delle tracce passa quasi inosservata.
In conclusione devo dire che il lavoro di composizione ed arrangiamento di questi quattro francesi è esemplare e li ha portati a creare un disco che difficilmente verrà accantonato tanto in fretta. Fresco, dinamico e progressivo. Cosa state aspettando?

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