Prima che la Frontiers Records decidesse opportunamente di ristamparlo, eravamo in pochi ad avere la fortuna di conoscere “Rude Awakening”, il primo disco solista di James Christian, grande voce degli House of Lords: il disco, offrendo undici piccole gemme AOR, confermò le qualità di Christian anche al di fuori della band madre.
Esattamente dieci anni dopo, ecco finalmente giungere un secondo capitolo, ed è il caso di dire che è veramente valsa la pena di attendere così a lungo.
“Meet the Man” è il frutto di grande impegno e di un lavoro intenso per scegliere e proporre il miglior materiale possibile: al risultato finale hanno quindi contribuito come autori anche i compagni di band Chuck Wright e Lanny Cordola nonchè Judithe Randall e Stan Bush, già autore della hit “Love Don’t Lie” degli House of Lords stessi.
Fin dalla splendida opener “After the Love is Gone” si nota il bel suono di cui gode il disco, cristallino e grintoso, senza esagerazioni: colpisce anche la coppia di chitarristi, tanto sconosciuta quanto affiatata. “Know you in the Dark” è già uno degli highlights del disco, una gemma hard rock/AOR che, unendo una grande melodia alle chitarre in primo piano, farà sicuramente impazzire tutti gli appassionati.
Laddove il già buono “Rude Awakening” pareva però a tratti un po’ slegato e poco omogeneo, “Meet the Man” mostra invece una solidità notevole, con una qualità addirittura superiore e più costante, eliminando ogni caduta di tono e convincendo dal primo all’ultimo istante. Anche la bella voce di Christian pare non aver risentito degli anni passati, mostrandosi più espressiva e varia che mai.
Veramente difficile quindi scegliere i pezzi più meritevoli: si potrebbero citare il fenomenale ritornello di “Leave Well Enough Alone”, la ritmata e solare “You Should Be Blue” (che per qualche motivo mi ha ricordato il miglior Bryan Adams), le ballad di classe purissima “Love Looked into My Life” e “Hold Back the Night” oppure la mia personale preferita “Circle of Tears”, ma si farebbe tuttavia torto agli altri brani, ugualmente validi.

Mi rendo conto di aver speso finora solo parole di elogio, ma credetemi se vi dico che questo è davvero un gran disco: chiariamoci, su “Meet the Man” non vi è praticamente traccia di sperimentazioni e innovazioni, quindi se per interessarvi un disco deve essere oltremodo originale o moderno, passate pure oltre. Ma se la qualità e la classe indiscusse contano ancora qualcosa, allora non esitate a fare vostro questo album.
Assolutamente imperdibile per tutti gli appassionati di AOR ed hard rock, per il sottoscritto una delle migliori uscite dell’anno.

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