Intensità e regolarità. Due caratteristiche che, da ‘Inwards’ in poi, hanno scandito i passi di una band che riesce a piacere e convincere ad ogni prova, pur rimanendo chirurgicamente abitudinaria. Consuetudini apparentemente scaramantiche, come quella di iniziare con una “I” il titolo di ogni album, costumi musicali ferrei che rendono un disco dei Dew-Scented riconoscibile tra migliaia, vezzi che si ripetono periodicamente ad ogni uscita. Regole inesorabili al limite dello spasmodico alle quali non poteva, evidentemente, sfuggire il nuovo nato ‘Incinerate’.

Anche in questo caso, dunque, novità nulle o profondamente trascurabili. L’introduzione, per la prima volta, di outro ed intro, al pari di comparse lussuose come Jeff Waters (Annihilator), Mille Petrozza (Kreator) e Gus G. (Firewind), non bastano a rompere una linearità che comincia a puzzare di prevedibile, ripetitivo. Come volevasi dimostrare. Brani ben concepiti, talvolta ottimi, che ripetono la formula a memoria senza deviare di una virgola rispetto al recente passato. Con presupposti del genere, la noia è dietro l’angolo pronta a far spazientire tutti coloro che avevano lodato le uscite precedenti e che ora potrebbero recitare il copione a memoria già prima di ascoltare il lavoro. Thrash-death pesante ed aggressivo che, senza un minimo di cedimento durante tutto il disco, scorre veloce e piacevole tra blast-beats, dinamica ritmica ed uno straordinario groove di fondo che rivendica le radici prettamente thrash del gruppo. Forse più compattezza, forse più potenza, ma nessuno degli undici brani presentati sarebbe stato fuori posto nel troppo simile ‘Issue VI’. Il singer Leif Jensen è il solito incredibile mattatore che con un urla gracchianti, acide e vitrioliche è l’interprete perfetto per quell’intensità punta di diamante della formazione. Il solito stile su cui si rincorrono tecnica, velocità, precisione ed i classici, più o meno evidenti, riferimenti a Slayer, At The Gates e Kreator. E’ così che tra il brano che ti aspetti e le solite perle, come le sublimi “Vanish Away” e “Final Warning”, per i Dew Scented un altro cartellino è sufficiente marcato tra la sicurezza di piacere ed il rischio di sconfinare nella scontatezza. Odio e a amore. Ogni elemento al suo posto, ancora una volta, pronto a meravigliare chi non ha avuto il piacere di conoscerli ed irritare chi, di recente, li ha amati.

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