Cancer, per i lettori più attenti e navigati, è un nome tutt’altro che nuovo. Band dalla discografia poco fitta ma longeva e, a suo modo, apprezzata e stimata dai più che trovavano nel loro thrash-death distaccato, “morbido” e talvolta atmosferico, una valida alternativa alle proposte tutte potenza e velocità che hanno sempre caratterizzato il genere in questione.

I tempi e la forma del picco qualitativo discografico dei nostri, intitolato “Black Faith”, sono però lontani e pretendere prestazioni che lo eguaglino in varietà e validità di soluzioni, sarebbe sintomo di delusione oltre che alquanto utopistico. Al confronto con le recenti uscite discografiche dei nuovi act del genere, però, i quattro reggono degnamente il confronto, senza mai impressionare ma mantenendo sempre sufficiente il livello di attenzione del disco. I brani sono quelli a cui i Cancer (con mezza formazione originaria rimasta invariata) ci hanno sempre abituati senza nulla aggiungere e nulla togliere al passato: la voce cavernosa e bassa del leader John Walker si districa con sapienza tra i riff sempre cadenzati, striscianti ed avvolgenti della sua stessa chitarra, preferendo l’atmosfera alla velocità ma lasciando invariata la violenza e l’aggressività della formula, talvolta penalizzata dalla produzione non sempre ottimale.

Senza la pretesa di voler fare innamorare nessuno, i Cancer sono tornati con una proposta onesta e godibile che li riscatta dall’inutile e vergognoso EP “Corporation$” dello scorso anno e lancia sul mercato un’uscita chicca per i nostalgici e potenzialmente piacevole (ma chissà se meritevole d’acquisto) per tutti gli altri.

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