Pescando alla cieca nell’ormai ampissimo pentolone dello “Swedish thrash”, le probabilità di riuscire a trovare una band comparabile ai Darkane, per serietà, qualità costante e concretezza, sono sempre più sottili. Mielosità inconcludente, ordinarietà e stereotipi compostivi rigidissimi minano, infatti, la salute di un genere la cui credibilità è ormai caricata sulle spalle di poche band. Tra queste senza dubbio può essere annoverata anche la formazione svedese che, dopo il buonissimo “Expanding Senses” risalente a tre anni fa, ritorna sulle scene con un album trasparente testimonianza di salute, ispirazione e (soprattutto) forza.

Basta dare pochi ascolti a “Layers Of Lies” per rendersi conto che l’unica caratteristica che accomuna i Darkane con i tanti inutili gruppetti in circolazione è rimasta una forma canzone che i cinque riescono comunque a gestire con una lucida praticità e flessibilità. Una velocità d’esecuzione da brividi, la precisione tecnica con cui vengono tagliati i riff ed una produzione splendida riescono a dare al disco un’aggressività che si pensava ormai smarrita negli scontati trend attuali. Gli unici gemiti di melodia pura che riempiono il disco sono costituiti dalla stupenda intro sinfonica (che tanto ricorda le colonne sonore dei film di Tim Burton) e dagli sporadici ritornelli in corpose clean vocals letteralmente polverizzati dal resto dei brani. I velocissimi riff delle twin guitars della coppia Malmström/Ideberg, infatti, sono dei veri e propri rulli compressori che rendono i pezzi irresistibili per il feeling, il senso di spessore e di “importanza” di cui sono portatori. E’ così che ogni traccia, pur non impegnandosi ad introdurre elementi innovativi rispetto al passato, riesce ad essere un’enorme testimonianza di varietà e personalità stilistica concretizzate a forza di suoni violenti ma al contempo intelligenti e bilanciati.

Un saggio di modernità, ampie capacità tecniche ed ordine da cinque musicisti che hanno dimostrato come potersi stringere attorno alle proprie capacità e dare alla luce una prova priva di clichè, compromessi e fastidiose influenze obbligate, ma ricca dei valori che contano. Quegli stessi valori che ogni disco dovrebbe avere e che lo rendono una presenza obbligata nella collezione di chiunque questo genere lo ami o l’abbia amato in passato.

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